1 Febbraio 2004

«SENZA FIGLI NON C’È FUTURO»

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della CEI

Senza figli non c'è futuro. Se i figli sono pochi, in una società di adulti e anziani, il futuro svanisce. A chi consegniamo ciò che siamo, ciò che a loro volta ci hanno consegnato i nostri genitori? È vero anche il contrario: senza futuro non ci sono figli. Quando l'orizzonte si fa incerto o rischioso, si avverte sempre meno il desiderio di donare la vita, il coraggio di generare dei figli.

Alla «crisi delle nascite, al declino demografico e all'invecchiamento della popolazione» si riferiva anche il Santo Padre nel suo discorso al Parlamento italiano del 14 Novembre 2002, invitando «a un impegno responsabile e convergente, per favorire una netta inversione di tendenza». Per riuscirci, occorre aver presenti le cause della crisi, che sono più d'una e di varia natura. Il Papa parlava di «problemi umani, sociali ed economici», assieme.

È un problema l'uomo.

Siamo sempre più concentrati su noi stessi, preoccupati della nostra realizzazione personale. Ciò non è negativo; lo diventa se degenera nell'unico obiettivo che divora tutto il resto. Un gigantesco "io" stritola un fragile "noi". Perché allora lottare per tenere insieme la propria famiglia? Perché partecipare alla vita amministrativa e politica per rendere migliore la propria città e il proprio Paese? Una soggettività esagerata non concede spazio a nessuno, certo non a un figlio, a meno che non serva anch'egli a gratificare l'io.

È un problema la società.

Viviamo nella "modernità liquida", in cui nulla dev'essere solido, duraturo, permanente, per sempre. I valori di ieri erano la stabilità e la fedeltà. Oggi sono il movimento e il cambiamento. Si dice che bisogna essere flessibili, senza un terreno su cui mettere radici; che solo il presente è un valore; non lo sono né il passato né il futuro. Il tempo si riduce così a una sequenza di attimi presenti, senza un prima né un dopo. Se questo è il contesto culturale, i figli non possono rientrare nel progetto della modernità. I figli infatti sono per sempre, richiedono una famiglia solida per poter crescere, genitori che diano loro amore per tutta la vita, stabilmente. I figli, inoltre, catalizzano energie che invece - viene suggerito - è bene dedicare alla carriera, al successo, al potere. I figli dunque non appartengono all'orizzonte di questa modernità, di questa cultura.

Sono un problema anche le risorse economiche.

Non si possono monetizzare i figli, ma è evidente che costano molto e l'organizzazione della nostra società li fa costare sempre di più. È la cruda realtà con cui devono misurarsi i genitori, i quali possono contare su aiuti economici e sgravi fiscali, che però non incidono ancora in modo determinante nella soluzione dei problemi quotidiani e che comunque restano distanti dai livelli di altri paesi europei. Un contributo una tantum alle coppie che generano un figlio è senz'altro una forma di incoraggiamento, ma non risolve tutti questi problemi se poi il contesto rimane immutato; se cioè il part-time, soluzione ideale per molte madri con figli piccoli, è spesso una chimera; se gli asili nido sono ampiamente insufficienti; se le donne che dedicano alcuni anni della loro vita - quelli in genere più proficui per la car-riera - ai figli, quando rientrano nella loro azienda, vengono considerate professionalmente superate e non abbastanza amanti del lavoro; se un pa-dre che sceglie il congedo è fatto oggetto d'ironia, più che d'ammirazione; se una giovane coppia vede svanire nell'affitto di un bilocale, inadatto a famiglie con tanti figli, metà del proprio reddito.

Senza figli non c'è futuro. Ma anche senza genitori non c'è futuro. Un'intera cultura dominante ha scordato il valore della paternità e della maternità, anche spirituali. Mancano i figli e mancano i genitori. Ma mancano anche gli educatori e i maestri. Parlando dei figli che mancano nel nostro Paese non dobbiamo dimenticare i figli che - numerosi - un futuro l'avrebbero se non se lo vedessero rubato dalla denutrizione, dalla malattia, dalla guerra; per non dire di quelli che un futuro non lo potranno mai avere perché viene loro radicalmente sottratto dalla persistente pratica dell'aborto.

Occorre quindi lavorare su più fronti.

Sulla famiglia,

per vincere la tenaglia dell'egoismo che spinge a considerare la generosità, la comunione e la fraternità i vizi dei perdenti, quando invece la storia dice che alla lunga sono le virtù dei vincenti.

Sulla società,

sul mercato del lavoro, nel dibattito culturale a partire dai mass-media, per proporre immagini positive di genitori uniti, responsabili e felici.

Sulla politica,

perché consideri davvero la famiglia quello che è: il primo nucleo della società italiana, e attorno alla famiglia costruisca un progetto di Italia futura, investendo con convinzione sui figli, nostro futuro.

Per affrontare questi impegni non mancano le risorse di tanti uomini e donne che credono nella vita. Credono anche quando le condizioni di disabilità lasciano intravedere un futuro difficile e lottano per renderlo il migliore possibile. Testimoni ad un tempo di amore alla vita e di speranza per il futuro.

Benedica e avvalori questi intendimenti il Dio della vita.

 

 

RELAZIONE PASTORALE COMUNITA’ PARROCCHIALE

BEATA VERGINE ASSUNTA - ANNO 2003 –

Ancora, siamo qui per tracciare un bilancio sul vissuto della nostra Comunità. Lo facciamo ogni anno, doverosamente. Non possiamo non farlo anche quest’anno.

La nostra Comunità ha già ringraziato il Signore per i benefici ricevuti. Lo ha fatto la sera del 31 dicembre 2003. In quella circostanza ho suggerito riflessioni sul valore del tempo, della vita e delle cose. Abbiamo riconosciuto come è proprio il Signore che conosce tutto. Conosce la nostra vita, il nostro cuore. Conosce tutte le situazioni: il presente ed il futuro. Davvero conosce ogni cosa con verità nella consistenza dei fatti.

“Signore tu mi scruti e mi conosci. Mi scruti quando cammino e quando mi riposo. Ti sono note tutte le mie vie. Ti lodo Signore perché mi hai fatto come un prodigio: sono stupende le tue opere. Tu mi conosci fino in fondo!”.

Al Signore è certamente presente la situazione religiosa/spirituale della nostra comunità. Ne conosce lo spessore della fede, della speranza e della carità. Nulla è nascosto a Lui! Non c’è segreto all’interno della Comunità che Lui non conosca.

Di questo diamo lode al Signore.

È però giusto che il parroco abbia a tracciare una valutazione pastorale sul vissuto di quest’anno. Se non altro per aiutare la Comunità a leggere i doni ricevuti, il cammino percorso, le gioie incontrate, le fatiche affrontate.

Forse, più ancora, per stimolare la Comunità a guardare fiduciosamente in avanti e dare generosa testimonianza del proprio impegno nel vivere il Vangelo, i valori che Gesù ha insegnato e costruire così quella civiltà dell’amore - sinonimo di Regno di Dio che viene, di Regno di Dio che si compie in mezzo a noi.

Cari parrocchiani, il mistero del Natale da poco celebrato ancora illumina la nostra vita. Se il prodigio del Natale non fosse realmente avvenuto, oggi non potremmo nemmeno camminare con speranza: la nostra sorte sarebbe disperata!

Noi, non abbiamo capacità di raggiungere Dio!

Ma Dio, nella sua infinita bontà ci è venuto incontro, anzi Lui è giunto dagli insondabili spazi del suo Regno che è mistero, fino a noi.

È venuto incontro, fino a farsi uno di noi, fino a farsi uomo. E così “è comparso sulla terra e si è messo a conversazione con noi uomini”.

Questo è il Natale! Il punto di contatto vitale del Verbo di Dio, Dio Lui stesso con il Padre e con lo Spirito Santo, con noi, gente di questo piccolo pianeta che è la terra. L’Emmanuele è il suo nome, che appunto vuol dire: Dio con noi!

Di fronte a tanta condiscendenza, a tanto venire di Dio, due passi restano da compiere perché l’incontro si realizzi e si consumi nell’abbraccio, anzi nella comunione con Cristo venuto a salvarci.

Il primo è quello della fede. Sulle soglie del presepio che da poco abbiamo smontato, sulle soglie del Vangelo e della salvezza sta la fede! Occorre la fede! Dobbiamo credere al Regno di Dio che ci è stato aperto innanzi.

Ecco perché con l’anonimo personaggio del Vangelo anche noi ci sentiamo di dire: “Credo Signore, ma Tu aiuta la mia incredulità!”

Il secondo passo è quello della metamorfosi interiore. È il passo coraggioso della verità morale. Il passo del “Figliol prodigo” che ritorna alla casa paterna. È il passo della conversione del cuore. “Sorgerò e andrò da mio Padre!” Oh come è importante questo passo, il passo del sacramento del perdono. Ciascuno lo può fare. Ognuno lo deve fare! Mettiamolo in conto di frequente questo gesto nel corso dell’anno, nei programmi della nostra vita spirituale.

Per noi e per la nostra comunità questi due passi sono necessari. Ci introducono in quello stile di condotta che fa riferimento a quella esortazione di “misura alta di vita cristiana” che il Papa ha fortemente richiamato, che per noi è via di santificazione; via di santificazione per la società del nostro tempo.

Non mi dilungo oltre su questo! Un anno pastorale è certamente ricco di occasioni in riferimento al potenziamento della propria vita cristiana e al potenziamento della vita della propria comunità.

·       Penso al vasto campo della preghiera e della liturgia! Era del resto il tema pastorale dello scorso anno 2002/2003, il primo con la guida del nuovo Arcivescovo in mezzo a noi. No, non è venuta meno la preghiera nella nostra comunità: né quella personale, né quella fatta insieme, corale in assemblea. Ognuno ha potuto avere i suoi momenti per mettersi nella condizione favorevole di incontrare il Signore.

Le tappe dell’anno liturgico sono state ben curate nel loro svolgersi, come pure tutte le feste in programma, ben celebrate!

Queste tappe hanno accompagnato il nostro cammino nell’affascinante scoperta del mistero di Cristo, che nato uomo come noi (Natale), ha donato la sua vita attraverso la morte di croce ed è risorto glorioso e vincitore del mondo e della storia (Pasqua). Salito al cielo ha effuso il suo Spirito sulla Chiesa, sacramento e strumento dell’ intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano (Pentecoste). Il tempo della Chiesa è lo spazio in cui essa annuncia e rende presente il suo Signore.

Impariamo a valorizzare i momenti liturgici, le celebrazioni fatte nella comunità! È questa la pedagogia della chiesa! Impariamo a pregare bene, a pregare insieme, a cantare uniti. Impariamo a rendere le nostre celebrazioni sempre vive, partecipate perché è attraverso queste azioni che viene a noi la grazia e la benedizione divina.

·       Non solo liturgia, ma anche formazione! C’è bisogno di formazione nella nostra Comunità. La formazione aiuta a crescere, a potenziare le scelte di vita e le scelte di comunità. La formazione passa attraverso lo studio del Vangelo, di ciò che la Chiesa insegna. La catechesi è momento di formazione! La catechesi nella nostra parrocchia è ben strutturata. Viene proposta una volta la settimana ed è estesa alle fasce di età che vanno dai ragazzi di prima elementare in poi, su fino agli adolescenti di prima, seconda e terza superiore. La catechesi è assicurata fino alla fascia dei giovani dai venti anni in avanti. Buona la partecipazione dei ragazzi agli incontri anche là dove non c’è la motivazione del sacramento da ricevere. Buona è anche la partecipazione degli adolescenti.

Il merito è del Signore che chiama tutti sempre. È dei ragazzi che rispondono con generosità. È dei catechisti attenti e premurosi nel servizio. Sulla fascia dei catechisti mi sento di spendere una parola in più. Urge creare un Gruppo Catechisti non solo finalizzato al servizio e al bisogno della catechesi, a trasmettere cioè la conoscenza delle verità della fede, ma un Gruppo che funga come da laboratorio e che, al suo interno, elabori una proposta di lavoro aggiornato e competente, capace di affrontare le situazioni, capace di verifica periodica su quanto svolge, sulle difficoltà che si incontrano, sulle esperienze nuove che iniziano, sui risultati positivi che si ottengono. Un Gruppo cioè che sia vigile in parrocchia e che non sia circoscritto soltanto da catechiste incaricate. Un Gruppo lodevolmente allargato a mamme e a persone cui sta a cuore la formazione cristiana della gioventù della parrocchia. Questo Gruppo potrebbe in futuro affrontare scelte per una più incisiva proposta di formazione al passo coi tempi. Questa del Gruppo delle catechiste rientra del resto in quell’azione pastorale di quest’anno che chiama tutti ad essere testimoni e missionari in un mondo che cambia.

La Pastorale Giovanile, un ambito che deve stare a cuore a tutta la comunità! Diciamo con soddisfazione che la gioventù Montesolarese ruota ancora nella sua grande maggioranza attorno alla parrocchia. La catechesi è frequentata; l’Oratorio domenicale è frequentato; l’attività sportiva si svolge in Oratorio e si allinea sui canoni e sulla proposta della parrocchia.

C’è bisogno forse di un più efficace lavoro educativo tra gruppi parrocchiali, un lavoro coordinato e sostenuto da comuni obiettivi e finalità.

Il Gag (Gruppo Adolescenti Giovani) nato in questi anni in seno all’Oratorio si sta rivelando rispondente alla sensibilità dei giovani che lo frequentano; riscuote simpatia, è capace di aggregazione, di coinvolgimento, oltre che ad essere ricco di proposte non soltanto di carattere ricreativo, ma anche di quelle che impegnano in ambito formativo e di solidarietà.

Ai fini di un efficace fruttuoso lavoro, pare cosa opportuna far nascere o rendere stabile un Gruppo di coppie di sposi giovani. Alcuni già attivi e presenti hanno esperienza e si prestano con amore, con passione. Sanno stare con i ragazzi, lavorano bene con gli adolescenti.

Dimostrano di valorizzare questo carisma per la crescita della comunità giovanile in parrocchia. Il lavoro compiuto sembra dire che questa è la strada da percorrere.

Dunque giovani sposi che si prendono a cuore lo stare coi giovani; ne rilevano i desideri, ne sostengono i cammini, ne condividono le gioie, ne interpretano i sogni. Giovani sposi che vivono i primi anni della loro esperienza coniugale; non ripiegati nell’intimità soltanto del proprio focolare, ma aperti al servizio della comunità, in un settore delicato ed importante come appunto quello giovanile.

Certo è necessario un Progetto Pastorale aggiornato e definito negli obiettivi. E questo lo deve approntare il Consiglio Pastorale Parrocchiale. A questo progetto potrebbero utilmente ispirarsi le coppie di sposi che intendono dedicare le loro energie.

Ai responsabili del Gruppo Sportivo raccomando uguale passione pastorale nel servizio che rendono alla gestione ed alla promozione dell’attività sportiva. Lo scopo di tanto sacrificio nel far funzionare la realtà locale è il bene dei ragazzi e dei giovani della nostra comunità. Quando dico“bene” intendo “il bene vero” cioè il bene di cui i ragazzi hanno assolutamente bisogno: che crescano uomini bravi, educati ai valori e alle virtù e cristiani veri e generosi. Si sappia coltivare nel Gruppo Sportivo non solo campioni di calcio o di pallavolo, ma persone ricche in umanità, in sapienza, cui non manchi il santo timore di Dio. Ecco perché raccomando una vigilanza mirata alla custodia di questi valori profondi.

Si abbia a cuore anche un lavoro di integrazione con la realtà sportiva della vicina Carimate.

La forza della nostra comunità sta appunto qui: educare secondo principi di alto profilo e facendo convergere le forze educative su obiettivi comuni da raggiungere.

Un altro aspetto di vita pastorale voglio toccare: quello della carità. La nostra Comunità ha saputo esprimere e concretizzare al suo interno una attenzione caritativa encomiabile. Questa attenzione ha il suo punto di riferimento nella Commissione Missionaria e nella Caritas parrocchiale.

Ritengo tutto questo motivo di giusto onore e di vero orgoglio.

Pare proprio che alla nostra parrocchia non manchi sensibilità verso chi è nel bisogno! Anche quest’anno siamo stati presenti sul fronte della carità con un contributo complessivo di 21242,00 euro. Questi soldi sono stati consegnati in parte alla Propaganda Fide, in parte come aiuto ai nostri missionari (è stato quest’anno il turno di Suor Donatilla) e in parte per le adozioni a distanza (Burundi).

È da sottolineare che la nostra Caritas parrocchiale è attenta alle situazioni di bisogno nel territorio. Collegata con la Caritas decanale condivide un percorso di formazione e di aggiornamento sempre necessario. Si dimostra all’altezza dei nuovi bisogni e delle nuove povertà che oggi si affacciano sul quadrante della nostra società. Entrare nel Gruppo Caritas Parrocchiale è sempre possibile. Non si abbiano esitazioni, perplessità o tentennamenti. Caritas Christi urget nos! Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore.

Avrei da dire tante altre cose. Ad esempio sul tema della famiglia.

Carissimi, quanta saggezza, quante indicazioni dal magistero della Chiesa sul tema della famiglia! È la scoperta positiva che vado facendo ogni volta che mi capita di leggere documenti del magistero in materia.

Oh se fossimo più attenti alle parole del Papa e dei Vescovi! Non dico che non ci sarebbero più problemi. Vi troveremmo però molto aiuto, avremmo preziosi suggerimenti per le tante situazioni difficili che oggi la famiglia incontra e sulle quali deve battagliare.

Con la semplice esperienza di parroco mi sento di dire alle coppie di sposi in difficoltà di saper guardare oltre il contingente, volendo e cercando in ogni modo la verità del comportamento all’interno della propria famiglia nel gesto del perdono che sempre si deve dare e sempre, con prontezza, ricevere. Come non pensare a Dio, alla sua infinita bontà, Lui che non si stanca mai delle nostre debolezze, delle nostre miserie! Diversamente la vita coniugale diventa un inferno, ve lo assicuro.

E non si dimentichi che quando in famiglia nascono difficoltà o all’orizzonte sembrano addensarsi nubi di incomprensione o di disagio è allora che bisogna sviluppare una preghiera di coppia intensa, fervorosa, ricca di fede.

Molte famiglie non pregano più. Non pregare più è l’inizio della disgregazione, della inevitabile crisi.

L’anno che abbiamo iniziato ci chiama a sviluppare una coscienza ed un impegno di missionarietà e di testimonianza. “ Saper comunicare la fede in una società che cambia” – ci dicono i Vescovi – questa è la sfida anche dei prossimi anni. Saremo capaci?

Saremo capaci se la nostra vita cristiana diventerà uno specchio di coerenza e di esemplarità. Se afferrati da Cristo sapremo diffonderne il profumo attraverso il comportamento.

Faccio appello per una collaborazione più mirata riguardo al servizio pulizia della Chiesa, delle aule di catechismo e dei luoghi di culto.

Persone disponibili a coprire con spirito di volontariato i vari ambiti ed i servizi di necessità in parrocchia ci sono:

·       Penso alle mamme ed ai papà che gestiscono il bar dell’Oratorio e che attendono anche al relativo compito di pulizia la domenica pomeriggio.

·       Penso a quanti hanno assunto il compito della cura dei fiori in chiesa.

·       Penso alle giovani che curano il servizio della buona stampa.

·       Penso a chi prepara e cura la stampa degli avvisi settimanali e ai collaboratori del bollettino parrocchiale.

A tutti costoro un grosso grazie per il tempo e la disponibilità che dimostrano per il bene della comunità. In una famiglia non devono mancare persone così, attente e generose nel prestarsi. Come nel campo educativo, così nel campo della organizzazione e della funzionalità della parrocchia ci siano tanti volonterosi a prestare con umile servizio la loro opera preziosa. Questi lavori umili e spesso nascosti, svolti nel silenzio, molte volte in ombra, sono quelli che il Signore guarda e premia con maggior efficacia.

C’è carenza di personale nel Gruppo che attende settimanalmente alla pulizia della chiesa, e delle aule di catechismo una volta al mese. Capita spesso che il tanto lavoro che c’è da fare, cade sulle spalle dei pochi che intervengono.

Quante persone potrebbero utilmente intervenire creando un Gruppo affiatato, consistente e perché no, gioioso, contento nel venire perché è bello, perché c’è l’occasione per incontrarsi, fare del bene, stare un po’ insieme.

Passo ora a trasmettere alcune note di carattere economico riguardanti la situazione in cui si trova la nostra Comunità.

Da tre anni siamo impegnati sullo stabile di via Madonnina. Un’opera grande che ormai si è realizzata. Mancano i lavori di finitura esterna e qualche ultimo intervento all’interno. Mi è dispiaciuto di non essere arrivato in tempo ad offrire per le attività e le iniziative di Natale l’utilizzo dello stabile.

Questa struttura ha chiesto molto al parroco e ai suoi diretti collaboratori in termini di lavoro, di studio, di tempo, di preoccupazione. Il piano finanziario è stato rispettato nelle cifre preventivate e lo si sta conducendo a termine con regolarità.

Alla comunità è offerta oggi un’opera di valore, che non trova riscontro altrove, sul territorio. Il salone polifunzionale è una struttura dalle molteplici possibilità. Certamente coinvolgerà le realtà della parrocchia nelle sue manifestazioni, nelle tante iniziative, proposte ed attività.

Si tratterà ora di organizzare un piano di gestione, lavoro certamente delicato, ma che affronteremo con impegno ed attenzione.

Lo stabile di via Madonnina costa 960.000 euro. Ne abbiamo a tutt’oggi effettivamente pagati 595.000. Restano ancora 365.000 euro di cui 150.000 da pagare in tre anni. Il resto 215.000 euro sono da pagare entro il corso di quest’anno. Attualmente in cassa della parrocchia sono 100.000 euro cui va aggiunto il finanziamento di 150.000 euro concesso come fido dalla Cassa Rurale di Cantù.

Procediamo regolarmente nell’espletare gli impegni assunti. Certo si deve continuare con il contributo mensile. È una modalità di collaborazione che si è rivelata buona per quanti hanno voluto partecipare e sostenere il peso.Il contributo mensile è ancora necessario per ultimare gli impegni in atto, sia perché ci attendono ancora e con urgenza altre incombenze.

Ringrazio dunque quanti hanno dato e danno con regolarità per la parrocchia.

Devo notare che non tutti hanno risposto al mio invito di tre anni fa (mille lire al giorno per tre anni). Saremmo già in condizione di iniziare la ristrutturazione dello stabile dell’Oratorio! Sono consapevole di non aver stressato i miei parrocchiani nella richiesta di sostegno e di contributo per le opere parrocchiali: noto tanta corresponsabilità che mi fa forte nel guardare avanti senza paura gli impegni che ci attendono.

Lo stabile dell’Oratorio è in uno stato pietoso. Si è fatto uno studio progettuale di ristrutturazione e si sta operando con il Consiglio Affari Economici e con il Consiglio Pastorale per una puntualizzazione degli interventi. Ma questa è pagina da scrivere per i prossimi anni della vita della nostra Comunità.

Ringrazio il Gruppo dei Ranzitt che anche quest’anno ha dato un contributo di euro 6.600,00, frutto di un lavoro di volontariato a scopo benefico per la nostra comunità.

Inoltre le buste natalizie rientrate hanno prodotto un risultato di € 18.254. Un grazie a tutti coloro che hanno collaborato!

Il Parroco Don Luigi Brigatti

 

 

SINTESI DEL MESSAGGIO DEL PAPA SULLA PACE

ANNO 2004

Mi rivolgo a voi capi delle nazioni,
a voi giuristi, a voi educatori della gioventù.
A voi uomini e donne tentati di ricorrere al terrorismo.
Ascoltate l’umile appello del successore di Pietro:
“La pace resta possibile. E se possibile, la pace è anche doverosa!”

UNA CONCRETA INIZIATIVA

Facendo mio il voto espresso da Paolo VI°, ho voluto ogni anno continuare la nobile tradizione di dedicare il primo giorno dell’anno civile alla riflessione e alla preghiera per la pace nel mondo.

Per 25 anni ho levato la voce di fronte alla Chiesa e al mondo. Ho invitato a far propria la causa della pace e contribuire a realizzare questo bene primario assicurando un’era migliore.

Perciò anche quest’anno sento il dovere di invitare tutti a celebrare una giornata mondiale della pace.

LA SCIENZA DELLA PACE

Nei suoi 11 messaggi Paolo VI° ha tracciato le coordinate di un cammino da compiere per giungere all’ideale della pace. La sua proposta è stata una vera e propria “scienza della pace”. Gli scritti del grande Papa, in certi loro passaggi, assurgono ancora oggi al valore di moniti profetici.

IL SILLABARIO DELLA PACE

“Da parte mia – dice Giovanni Paolo II° - ho cercato di avanzare nel cammino intrapreso dal mio venerato predecessore. Ho continuato perciò a richiamare le persone di buona volontà perché riflettessero sui vari aspetti di una ordinata convivenza. È nato così una sintesi di dottrina sulla pace – quasi un sillabario su questo argomento -.

Tant’è che i vari aspetti del prisma della pace sono stati abbondantemente illustrati. L’ideale della pacifica convivenza deve ora entrare nella coscienza degli individui e dei popoli.

Per noi cristiani l’impegno di educare noi stessi e gli altri alla pace lo sentiamo come appartenente al genio stesso della nostra religione.

Per noi annunziare la pace è annunziare Cristo che è “la nostra pace”. È annunziare il suo Vangelo che è “Vangelo della pace”. Per noi proclamare la pace è chiamare tutti alla beatitudine di essere “artefici della pace”.

L’EDUCAZIONE ALLA PACE

Di fronte alle tragedie che affliggono l’umanità gli uomini di oggi sono tentati di cedere al fatalismo, quasi che la pace sia irraggiungibile.

La Chiesa dice: “La pace è possibile!” Va costruita sui quattro pilastri indicati dal Beato Giovanni XXIII° nella sua enciclica “Pacem in terris”. I quattro pilastri sono verità, giustizia, amore e libertà. Bisogna educare le nuove generazioni a questi ideali per preparare un’era migliore per l’umanità.

L’EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’

Urge innanzitutto guidare i poli e gli individui a rispettare l’ordine internazionale e quindi ad osservare gli impegni assunti dalle autorità. La pace ed il diritto internazionale sono intimamente legati tra loro: il diritto favorisce la pace.

La pace!?

La pace si comincia a costruirla rispettando i patti. Quelli più piccoli come quelli più complessi che riguardano i rapporti tra le nazioni. Le norme stabilite per regolare i rapporti tra i popoli trovano espressione concreta nell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

“Pacta sunt servanda!”

Gli accordi liberamente sottoscritti devono essere onorati. La violazione dei patti non può che avviare una situazione di illegalità dalla quale spunteranno attriti e contrapposizioni che non mancheranno di avere durevoli ripercussioni negative. Gli accordi liberamente sottoscritti devono dunque essere osservati.

Risulta opportuno richiamare questa regola soprattutto per chi è tentato di fare appello alla forza piuttosto che al diritto, come accadde nella seconda guerra mondiale.

GRAZIE ALL’ONU

A vegliare sulla pace i governi chiamarono una organizzazione, l’ONU con il suo Consiglio di Sicurezza, investito di ampli poteri. Quale cardine del sistema venne posto il divieto del ricorso alla forza.

È doveroso riconoscere che l’ONU, pur con i suoi limiti ed i suoi ritardi dovuti in gran parte dalla inadempienza dei suoi membri, ha contribuito notevolmente a promuovere il rispetto della dignità umana, la libertà dei popoli e l’esigenza dello sviluppo.

UN NUOVO ORDINAMENTO INTERNAZIONALE

“UNA CASA DEI POPOLI”

L’umanità ha bisogno di un grado superiore di ordinamento internazionale.

L’ONU deve come fare un salto di qualità: deve elevarsi dallo stadio freddo di Istituzione di tipo amministrativo e diventare come “un centro morale” in cui le nazioni si sentano a casa, sviluppando la coscienza di essere una famiglia, una famiglia di nazioni.

LA PIAGA FUNESTA DEL TERRORISMO

La piaga del terrorismo è diventata in questi anni più virulenta ed ha prodotto massacri efferati che hanno resa più irta di ostacoli la via del dialogo.

La lotta contro il terrorismo non può esaurirsi solo in operazioni repressive e punitive. Occorre una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti agli attacchi terroristici.

Contro il terrorismo occorre muoversi anche sul piano politico e pedagogico.

Da un lato rimovendo le cause che stanno all’origine di situazioni di ingiustizia, dalle quali scaturiscono sovente le spinte agli atti più disperati e sanguinosi.

Dall’altro educando al rispetto della vita umana in ogni circostanza. Nella lotta al terrorismo il diritto internazionale è chiamato ad elaborare Strumenti giuridici dotati di efficienti meccanismi di prevenzione, monitoraggio e repressione dei reati.

IL CONTRIBUTO DELLA CHIESA – LA CIVILTA’ DELL’AMORE

Per l’instaurazione della vera pace nel mondo, la giustizia deve trovare il suo completamento nella carità. Da sola la giustizia non basta!

La carità mostra come la giustizia a volte riesca a liberarsi del rancore, dell’odio, perfino della crudeltà.

È per questo che più volte ho ricordato la necessità del perdono.

Il cristiano sa che l’amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l’uomo.

L’amore è la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani tra loro.

Solo una umanità nella quale regni la civiltà dell’amore potrà godere di una pace autentica e duratura.

L’antica massima: “Omnia vincit amor” guidi e sostenga sempre il nostro impegno di azione in ordine alla costruzione di quel mondo di pace e di amore tanto necessario per la nostra convivenza e per la convivenza dell’umanità intera.

Sì, alla fine l’amore vincerà!

Ciascuno dunque si impegni, da par suo, ad affrettare questa vittoria perché ad essa in fondo anela il cuore di tutti gli uomini.

 

 

GAG… IN CONCERTO PER LA PACE

Il 20 dicembre scorso, nella tensostruttura, il gruppo GAG ha proposto un concerto per la PACE… ora è già un ricordo, ma, per chi l’ha preparato e vissuto da protagonista, oltre per coloro vi hanno partecipato come spettatori, risuonano ancora nel cuore le note delle canzoni, ripassano ancora nella mente le immagini proposte e riaffiorano cento, mille emozioni !!!

È stato un GRANDE CONCERTO !!! È stata una serata indimenticabile…non voglio sminuire l’importanza di altri concerti o la bellezza di altre serate realizzate per la ricorrenza del Natale, ma per noi del Gag è stato veramente un momento unico !!!

Dieci canzoni proposte. Un coro ed un gruppo strumenti, tante immagini, tante stelline preparate come ricordo ed augurio… un sacco di lavoro per allestire tutto ciò, costumi, luci e palco… ma soprattutto tanti ragazzi, adolescenti, giovani e meno giovani che hanno creduto fermamente in questo concerto e che, con esso, hanno voluto gridare che credono alla PACE !!!

È il primo concerto da quando è nato il Gag (speriamo sia il primo di una lunga serie!) ed il risultato è stato sorprendente per l’impegno che ha accomunato tutti coloro che si sono dedicati alla sua organizzazione per settimane intere. Da chi ha cantato a chi ha suonato, da chi ha pensato alle immagini a chi ha preparato il luogo, da chi ha ideato la stellina-dono a chi ha gestito l’audio e le luci, da chi ha cucito le coloratissime casacche indossate dal coro a chi ha proclamato le parole introduttive, ciascuno ha messo impegno e dedizione ammirevoli. A tutti… un grande GRAZIE !!

E allora… forza GAG… “è la pace la nostra chance”…crediamoci e cantiamolo ancora a tutti, magari in un nuovo concerto per questo nuovo anno…

Ursula Borghi

 

 

APPUNTAMENTO COL GAG

ULTIMO DELL’ANNO GAG… IN SPIAGGIA!!!

Il 20 dicembre 2003 il GAG ha proposto un Concerto per la Pace preparato e presentato da adolescenti e giovani che voleva essere un momento di auguri a tutta la comunità e soprattutto volevamo far riflettere sulla pace, grande valore necessario al mondo ma che oggi viene spesso dimenticato…

Dopo aver lavorato duramente per questa serata il GAG non si è fermato, ma ha proposto un ultimo dell’anno a Forte di Bibbona, una località marittima dove abbiamo salutato il 2003 e dato il benvenuto all’anno nuovo.

Appena arrivati abbiamo ammirato il nostro alloggio: è una vecchia fortezza ristrutturata e gestita dal Centro Turistico Giovanile (CTG). Ha una struttura singolare, che ha subito destato il nostro interesse soprattutto per la sua vicinanza alla spiaggia.

È stata la prima esperienza del GAG in una località di mare, ma lo stile non è cambiato, abbiamo cercato di vivere tre giorni di collaborazione e di aggregazione.

Eravamo divisi in quattro squadre sia per i giochi organizzati che per i turni di pulizia e di servizio ai tavoli.

Le iniziative proposte sono state diverse… a cominciare dal jogging-GAG sulla spiaggia che ci ha permesso di iniziare in forma la giornata e anche di godere del mare calmo del mattino.

Ci siamo scontrati a squadre nei diversi giochi proposti: alcuni avevano come scopo la conoscenza reciproca per tendere ad essere sempre di più un vero gruppo, altri erano di intelligenza, velocità, creatività…

Non potevamo rinunciare al divertimento sulla spiaggia quindi abbiamo organizzato sfide tra squadre e abbiamo anche realizzato con la sabbia diverse “opere” che ricordavano quattro momenti significativi vissuti dal GAG nel 2003.

Alcuni di noi, non resistendo all’idea di essere al mare, con coraggio hanno fatto il bagno, o meglio, hanno posato nell’acqua, stringendo i denti, per alcuni scatti fotografici!

Anche quando il tempo non è stato clemente con noi, non ci siamo scoraggiati ma ci siamo dedicati alle carte, ai giochi in scatola e all’immancabile karaoke.

Naturalmente non abbiamo dimenticato il Signore… insieme abbiamo recitato le lodi e i vespri senza tralasciare una preghiera di ringraziamento e di gioia nell’ultima notte del 2003.

Abbiamo potuto partecipare alla S. Messa del 31 dicembre celebrata nella parrocchia della California da don Giuliano. che ci ha aiutato a riflettere sui molteplici doni di Dio e a ringraziarlo per ogni giorno dell’anno passato.

Poi, purtroppo, è arrivata anche la mattina del 1 gennaio 2004 e dopo un ultimo saluto al mare, abbiamo fatto ritorno alla nostra Montesolaro…

Questa esperienza è terminata, ma è cominciato un nuovo anno che sarà, siamo sicuri, un anno PIENO DI GAG per tutti, quindi rimbocchiamoci le maniche e… alla prossima!

Marta e Corrado

 

 

RE, REGINE E
CORTIGIANI
VIL RAZZA D'ANNATA

Corone e mantelli, gemme e ori, troni e tesori, un luccichio di preziosi per i magnifici, magnanimi, onnipotenti, grandissimi, regali, RE E REGINE! … amati e riveriti da schiere di cortigiani, buffoni, ciambellani, maghi, cavalieri, menestrelli, giullari, dame, mendicanti, sbandieratori, ambasciatori, e … chi più ne ha più ne metta!
Sarà un Carnevale tra salamelecchi e riverenze alla corte più stravagante e fantasiosa mai vista nemmeno nei film più recenti. “Sfoderate” vecchi vestiti, ma soprattutto nuove idee, per immedesimarvi con i vostri ragazzi in modo umoristico nell’epoca medioevale perché…
ALLA CORTE DEL RE C’È UN POSTO ANCHE PER TE !

I ragazzi dell’oratorio sfileranno per le contrade di Montesolaro domenica 22 febbraio e per le vie di Milano sabato 28 febbraio !!

 

 

FESTA D’INVERNO 2004

Eccoci qui all’inizio di un nuovo anno!

Siete pronti per ricominciare?!

Non ancora?!

Allora vi do una mano!

Vi ricordo che si sta svolgendo uno dei primi grandi appuntamenti parrocchial-sportivi di Montesolaro! Un appuntamento che, come tutti gli anni in questo periodo così freddo, ci regala tre calde giornate da vivere in amicizia, in FESTA.

Avete capito di cosa sto parlando?

Nooo?!

Un altro indizio: sono tre giornate in cui si condividono momenti dedicati allo SPORT.

Giustooo!

Sto proprio parlando della FESTA D’INVERNO organizzata dal nostro Gruppo Sportivo.

Dove?!

Nella tensostruttura del nostro oratorio!

Quando?!

In questo week-end!

Il mio consiglio spassionato?

Ma andarci, no?!

Così avrete la possibilità di gustare pietanze tipiche delle nostre parti (e vi assicuro che meritano davvero!) e di passare momenti spensierati giocando e divertendovi!

CI VEDIAMO LÌ?!?!

Chiara Moscatelli

 

 

LA GIUBIANA !

Arde ancora, senza gemiti e senza lamenti. Arde, docilmente sottomessa ad un rito collettivo che la vuole vittima sacrificale attraverso la quale lasciarsi alle spalle le brutture dell’anno vecchio e far posto ai buoni propositi per l’anno che è appena iniziato. Arde, per una comunità che, approdata nel III millennio, radunandosi attorno ad una catasta infuocata, riscopre il gusto di riti che si perdono nel tempo.

È la Giubiana. Un fantoccio di paglia dalle sembianze di donna, vestita da contadina, che ogni anno in molti comuni della nostra zona viene data alle fiamme l’ultimo giovedì di gennaio. Ciascun paese interroga il proprio passato alla ricerca di aneddoti, attinti dal Medioevo o dal cupo periodo della caccia alle streghe, per dare un fondamento storico all’antica commemorazione. C’è chi parla di roghi di eretici o di oppositori politici oppure, più semplicemente, chiama in causa le lotte del popolo contro il tiranno. In realtà la Giubiana è semplicemente una declinazione locale di una numerosa serie di tradizioni popolari connesse al mese di gennaio, che, pur diverse nei dettagli della loro manifestazione, sono accomunate dalla simbologia dei riti di purificazione e di propiziazione: queste feste segnano la fine del rigore dell’inverno e, con esso, dell’anno vecchio, propiziandosi fortuna e prosperità per la nuova stagione. Da questo punto di vista il rogo della Giubiana ha un retroterra contadino e pagano. Come reazione uguale e contraria al paganesimo radicato nelle campagne ancora nel IV secolo d. C., soprattutto nelle vesti della superstizione, i sacerdoti cristiani bruciavano le statue delle divinità olimpiche. Il nome Giubiana deriverebbe appunto da Joviana, termine con il quale si indicava il simulacro della divinità principe della triade capitolina, Giove. Ma il rogo di un fantoccio s’inserisce più genericamente nelle pratiche rituali di culti naturalistici diffusi in tutte le comunità contadine. A questo contesto rimanda anche la specialità culinaria che tradizionalmente ad esso si accompagna. Il famosissimo risotto con la luganiga si fonda sul binomio cereali+carne di maiale, ingredienti tipici della cucina contadina.

Anche quest’anno la Giubiana è stata portata per le vie del paese. L’ augurio è che sia “arsa bene”: non è crudeltà… è di buon auspicio!

Tatiana Gammacurta

 

 

PAROLE E FATTI

A volte capita di assistere a semplici episodi che passano inosservati talmente inseriti in normali ( e banali ) vicende quotidiane, ma assumono diversi significati se osservati con occhi distaccati, forse anche critici, certamente non polemici nei confronti della protagonista nè del gruppo di appartenenza, comunque correlati a quelle discussioni volute dalle ultime direttive diocesane ed attivate in parrocchia a più livelli, dagli incontri di catechesi alle riunioni delle varie aggregazioni.

Il fatto è accaduto a conclusione di una messa domenicale delle ore 11,00 dello scorso Dicembre ed è proposto non per rimarcare il comportamento della protagonista ma il modo errato di atteggiarsi, in contrasto con quanto si diceva prima in riferimento a ciò che attualmente è discusso in parrocchia.

Una catechista si avvicina al gruppetto di ragazzi e ne rimprovera uno per il contegno, a suo dire poco educato, tenuto durante la celebrazione, in particolare nel corso dell’omelia. L’ha sentito sempre chiacchierare e per questo motivo è sollecitato a ripetere, come una vera e propria interrogazione, in poche espressioni, non solo a lei ma anche a casa dai genitori, quello che il parroco ha detto in predica. Il fanciullo, un po’ sorpreso e rosso in viso per la figura fatta davanti agli amici, riesce comunque a ribadire alla “maestra” il senso del discorso di Don Luigi: “bisogna essere sempre contenti e far vedere la nostra gioia anche agli altri”.

Aspettandosi tutt’altro che una risposta positiva, la catechista, trovatasi spiazzata e volendo immedesimarsi fino in fondo nel ruolo, esorta comunque il bambino ad evitare, in altre occasioni, quel fastidioso brusio tenuto insieme ai suoi amici. “Non sono stato io a parlare in chiesa ma il mio compagno” ribadisce il ragazzo. Un veloce sguardo al resto del gruppo e constatato che l’indiziato era parte di una famiglia vicina e partecipe alle attività parrocchiali la catechista ne evita il rimbrotto. Probabilmente a quei ragazzi è sfuggita la doppiezza dell’agire della maestra, altre persone, pur senza proferire parola ma espressivi nello sguardo, lo hanno evidenziato.

Un episodio banale come si diceva all’inizio, anche corretto perché rimarcava le giuste maniere da tenere in chiesa, per altri versi però eloquente di un modo sbagliato, in quella precisa occasione, di essere educatori, perché la “lezione” va impartita, pur con tutte le cautele e riservatezze, ai diretti interessati, indipendentemente dal nome o provenienza. Nel solco delle discussioni di questo periodo, coerenza vuole che bisogna essere “missionari” con tutti, vicini e lontani, con coloro che girano sotto il campanile e quelli che ne sentono solo il suono delle campane, nelle grandi e piccole occasioni.

In questo senso un vero e proprio maestro è stato Giorgio La Pira, il quale davanti a due persone, un semplice padre di famiglia ed un noto politico in cerca di appoggi elettorali, tese per primo la mano del saluto all’anonimo lavoratore. Davanti all’evidente imbarazzo di questi, La Pira esclamò: “ Non è il portafoglio che rende grandi gli uomini”.

Francesco Molteni

 

 

"Come possiamo sottolineare l'importanza

del rispetto per la vita,

da quella appena concepita

a quella di coloro che muoiono per le strade?

Dobbiamo renderci conto

della grandiosità della vita.

Ogni bambino è un dono di Dio.

Penso che sia importante rendersi conto che

siamo stati creati

per cose più grandi:

per amare ed essere amati.

Se distruggiamo l'amore,

chi si prenderà cura di noi?

Tutti, giovani o vecchi, dobbiamo rendercene conto.

Quando lo faremo, allora saremo in grado

di condividere quell'amore.

Saremo in grado di accettarci a vicenda.

Saremo davvero liberi

e pronti per Gesù".

(Madre Teresa)

 

 

1 febbraio 2004                      n. 78

Ss. Messe festive

20.00          prefestiva (sabato e vigilia)
 8.00
11.00
18.00

Ss. Messe feriali

7.00            tutti i giorni       (tranne lunedì, 8.30)        lodi 6.35

20.30                                                                                                venerdì

(raccomandata la partecipazione di giovani e adolescenti)

da ricordare

1° venerdì del mese

·       7.00               Santa Messa in onore del Sacro Cuore di Gesù

·       7.30/11.00      adorazione personale

(preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose)

·       Il primo giovedì di ogni mese dalle 10 a mezzogiorno è presente un confessore straordinario.

celebrazione dei sacramenti

Battesimo

viene generalmente amministrato l’ultima domenica di ogni mese
I genitori prendano contatto col Parroco al più presto per un itinerario preparatorio (2 incontri).

Matrimonio

i fidanzati devono presentarsi al Parroco almeno un anno prima della data scelta per il loro matrimonio.        
È necessario frequentare il corso. Nella nostra parrocchia si tiene una volta all’anno nei mesi di ottobre e novembre.

Confessioni

il Parroco si rende disponibile prima e dopo la Santa Messa nei giorni feriali.
Ogni sabato pomeriggio dalle 16 alle 19.

Pastorale degli ammalati

Se si ha piacere, avvertire per tempo il parroco sia per gli ammalati in casa che per quelli all’ospedale. Una visita è sempre un’opera di misericordia ed è motivo di conforto spirituale per chi soffre.

 

casa parrocchiale

     031 78 02 47

 

via Calvi, 2  
parroco: don Luigi Brigatti

 

segreteria parrocchiale

     031 72 62 61 (tel. - fax)

 

 

scuola materna serena

     031 78 03 74

 

via Garibaldi, 2    
suore S. Maria di Loreto

 

ospedale di Cantù

     031 79 91 11

 

 

comune di Carimate

     031 78 94 11 1

 

 

comune di Figino

     031 78 05 91

 

 

comune di Cantù

     031 71 71

 

 

dispensario Montesolaro

     031 72 62 25

 

 

Ambulatorio Montesolaro

     031 78 01 40

 

Dottoressa Grazioli         031 70 64 95

Dottor S. Abdullah          031 74 52 99

Ambulatorio Carimate

     031 79 03 74

 

 

Polizia Municipale di Carimate

     031 79 24 45