Chi non conserva limpido nel cuore, dopo una escursione in alta montagna, l’immagine suggestiva di fiori, bellissimi fiori che sembrano forare la roccia o che spuntano qua e là tra l’arida assolata pietraia?
Un vero incanto pieno di stupore, capace di restituire il sorriso dopo un’aspra ascensione! È questa l’immagine che mi ritorna facile, mentre penso alla prossima Pasqua.
Cristo è risorto! È il triplice incontenibile grido che irrompe nella Veglia pasquale.
Cristo è risorto! Con la sua morte e risurrezione ha capovolto il nostro destino.
Cristo è risorto! La storia di Dio ha fatto irruzione nella storia dell’uomo perché la storia dell’uomo venisse risucchiata nella storia di Dio.
I nostri occhi non vedono che arido deserto coperto dalla polvere del pessimismo, sferzato dal vento dello scetticismo. Come leggere i segni della risurrezione se ci stiamo adattando alla mediocrità? Se accettiamo senza reagire gli orizzonti di bassi profili? Se vengono meno gli ideali grandi e nobili che fanno della nostra vita una avventura avvincente?
Questi fiori bellissimi che allagano di colori la faticosa nostra esistenza ci sono e come! Bisogna essere capaci di guardare in profondità, attentamente.
L’incontro con Cristo Risorto trasforma i segni di morte in luminose anticipazioni del mondo rinnovato. Quanti di questi fiori ho visto spuntare tra le rocce della nostra desolata solitudine. Quanti ne ho contemplato sulla roccia della mia povera vita.
Fiori umili, fiori discreti, fiori che hanno il profumo della speranza, i colori della semplicità, la luminosità avvolgente della gratuità
Li vedi spuntare nel silenzio stupito di chi prega, nella dedizione amorosa e disinteressata di chi si china sul bisognoso. Li vedi nell’accoglienza cordiale e fraterna dell’estraneo, nel perdono versato sulle ferite del tradimento e della ingratitudine, nel segreto del cuore di chi si apre a Dio chiamandolo con lacrime di commozione “Abbà, Padre”.
Che il Signore Gesù, nostra speranza, conceda di essere uno di questi bellissimi fiori. Lo auguro di cuore in questa Santa Pasqua.
luglio 2002 XVII GMG a Toronto
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II PER LA XVIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
(13 APRILE 2003)
"Ecco la tua madre!" (Gv 19,27)
Carissimi giovani!
1. È per me una gioia costantemente rinnovata rivolgervi uno speciale Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, per testimoniarvi anche in questo modo l'affetto che vi porto. Custodisco nella memoria, come un ricordo luminoso, le impressioni suscitate in me dai nostri incontri nelle Giornate Mondiali: i giovani e il Papa insieme, con una schiera di Vescovi e di sacerdoti, guardano a Cristo, luce del mondo, Lo invocano e Lo annunciano all'intera famiglia umana. Mentre rendo grazie a Dio per la testimonianza di fede che avete dato ancora recentemente a Toronto, vi rinnovo l'invito pronunciato sulle rive del lago Ontario: «La Chiesa guarda a voi con fiducia e attende che diventiate il popolo delle beatitudini!» (Exhibition Place, 25 luglio 2002).
Per la XVIII Giornata Mondiale della Gioventù che celebrerete nelle diverse diocesi del mondo, ho scelto un tema in relazione con l'Anno del Rosario: "Ecco la tua madre!" (Gv 19,27). Prima di morire, Gesù offre all'apostolo Giovanni quanto ha di più prezioso: sua Madre, Maria. Sono le ultime parole del Redentore, che assumono perciò un carattere solenne e costituiscono come il suo testamento spirituale.
2. Le parole dell'angelo Gabriele a Nazareth: "Ti saluto, o piena di grazia" (Lc 1, 28) illuminano anche la scena del Calvario. L'Annunciazione si pone agli inizi, la Croce segna il compimento. Nell'Annunciazione, Maria dona nel suo seno la natura umana al Figlio di Dio; ai piedi della Croce, in Giovanni, accoglie nel suo cuore l'umanità intera. Madre di Dio fin dal primo istante dell'Incarnazione, Ella diventa Madre degli uomini negli ultimi momenti della vita del Figlio Gesù. Lei, che è senza peccato, al Calvario "conosce" nel proprio essere la sofferenza del peccato, che il Figlio prende su di sé per salvare gli uomini. Ai piedi della Croce su cui sta morendo Colui che ha concepito con il "sì" dell'Annunciazione, Maria riceve da Lui quasi una "seconda annunciazione": «Donna, ecco il tuo figlio!» (Gv 19,26).
Sulla Croce, il Figlio può riversare la sua sofferenza nel cuore della Madre. Ogni figlio che soffre ne sente il bisogno. Anche voi, cari giovani, siete posti di fronte alla sofferenza: la solitudine, gli insuccessi e le delusioni nella vostra vita personale; le difficoltà di inserzione nel mondo degli adulti e nella vita professionale; le separazioni e i lutti nelle vostre famiglie; la violenza delle guerre e la morte degli innocenti. Sappiate però che nei momenti difficili, che non mancano nella vita di ognuno, non siete soli: come a Giovanni ai piedi della Croce, Gesù dona anche a voi sua Madre, perché vi conforti con la sua tenerezza.
3. Il Vangelo dice poi che «da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Gv 19,27). Questa espressione, tanto commentata fin dalle origini della Chiesa, non designa soltanto il luogo in cui abitava Giovanni. Più che l'aspetto materiale, essa evoca la dimensione spirituale di tale accoglienza, del nuovo legame che si instaura fra Maria e Giovanni.
Voi, cari giovani, avete più o meno la stessa età di Giovanni e lo stesso desiderio di stare con Gesù. Oggi è a voi che Cristo chiede espressamente di prendere Maria "nella vostra casa", di accoglierla "tra i vostri beni" per imparare da Lei, che «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19), la disposizione interiore all'ascolto e l'atteggiamento di umiltà e di generosità che la contraddistinsero come prima collaboratrice di Dio nell'opera della salvezza. E' Lei che, svolgendo il suo ministero materno, vi educa e vi modella fino a che Cristo non sia formato in voi pienamente (cfr Rosarium Virginis Mariae, 15).
4. Per questo ripeto anche oggi il motto del mio servizio episcopale e pontificale: «Totus tuus». Ho costantemente sperimentato nella mia vita la presenza amorevole ed efficace della Madre del Signore; Maria mi accompagna ogni giorno nel compimento della missione di Successore di Pietro.
Maria è Madre della divina grazia, perché è Madre dell'Autore della grazia. Affidatevi a Lei con piena fiducia! Risplenderete della bellezza di Cristo. Aperti al soffio dello Spirito, diverrete apostoli intrepidi, capaci di diffondere intorno a voi il fuoco della carità e la luce della verità. Alla scuola di Maria, scoprirete l'impegno concreto che da voi Cristo s'attende, imparerete a mettere Lui al primo posto nella vostra vita, ad orientare a Lui i pensieri e le azioni.
Cari giovani, lo sapete: il cristianesimo non è un'opinione e non consiste in parole vane. Il cristianesimo è Cristo! È una Persona, è il Vivente! Incontrare Gesù, amarlo e farlo amare: ecco la vocazione cristiana. Maria vi viene donata per aiutarvi ad entrare in un rapporto più vero, più personale con Gesù. Con il suo esempio, Maria vi insegna a posare uno sguardo d'amore su di Lui, che ci ha amati per primo. Con la sua intercessione, Ella plasma in voi un cuore di discepoli capaci di mettersi in ascolto del Figlio, che rivela il volto autentico del Padre e la vera dignità dell'uomo.
5. Il 16 ottobre 2002 ho proclamato l'"Anno del Rosario" ed ho invitato tutti i figli della Chiesa a fare di questa antica preghiera mariana un esercizio semplice e profondo di contemplazione del volto di Cristo. Recitare il Rosario significa infatti imparare a guardare Gesù con gli occhi di sua Madre, amare Gesù con il cuore di sua Madre. Consegno oggi idealmente anche a voi, cari giovani, la corona del Rosario. Attraverso la preghiera e la meditazione dei misteri, Maria vi guida con sicurezza verso il suo Figlio! Non vergognatevi di recitare il Rosario da soli, mentre andate a scuola, all'università o al lavoro, per strada e sui mezzi di trasporto pubblico; abituatevi a recitarlo tra voi, nei vostri gruppi, movimenti e associazioni; non esitate a proporne la recita in casa, ai vostri genitori e ai vostri fratelli, poiché esso ravviva e rinsalda i legami tra i membri della famiglia. Questa preghiera vi aiuterà ad essere forti nella fede, costanti nella carità, gioiosi e perseveranti nella speranza.
Con Maria, ancella del Signore, scoprirete la gioia e la fecondità della vita nascosta. Con Lei, discepola del Maestro, seguirete Gesù lungo le strade di Palestina, divenendo testimoni della sua predicazione e dei suoi miracoli. Con Lei, Madre dolorosa, accompagnerete Gesù nella passione e nella morte. Con Lei, Vergine della speranza, accoglierete l'annuncio gioioso della Pasqua e il dono inestimabile dello Spirito Santo.
6. Cari giovani, solo Gesù conosce il vostro cuore, i vostri desideri più profondi. Solo Lui, che vi ha amati fino alla morte (cfr Gv 13,1), è capace di colmare le vostre aspirazioni. Le sue sono parole di vita eterna, parole che danno senso alla vita. Nessuno all'infuori di Cristo potrà darvi la vera felicità. Seguendo l'esempio di Maria, sappiate dirGli il vostro "sì" incondizionato. Non ci sia posto nella vostra esistenza per l'egoismo né per la pigrizia. Ora più che mai è urgente che voi siate le "sentinelle del mattino", le vedette che annunciano le luci dell'alba e la nuova primavera del Vangelo, di cui già si vedono le gemme. L'umanità ha un bisogno imperioso della testimonianza di giovani liberi e coraggiosi, che osino andare controcorrente e proclamare con forza ed entusiasmo la propria fede in Dio, Signore e Salvatore.
Sapete anche voi, cari amici, che questa missione non è facile. Essa diventa addirittura impossibile, se si conta solo su se stessi. Ma «ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio» (Lc 18,27; 1,37). I veri discepoli di Cristo hanno coscienza della propria debolezza. Per questa ragione pongono tutta la loro fiducia nella grazia di Dio che accolgono con cuore indiviso, convinti che senza di Lui non possono fare nulla (cfr Gv 15,5). Ciò che li caratterizza e li distingue dal resto degli uomini non sono i talenti o le disposizioni naturali. E' la loro ferma determinazione a camminare alla sequela di Gesù. Siate loro imitatori come essi lo furono di Cristo! E "possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza" (Ef 1,18-19).
7. Cari giovani, il prossimo Incontro Mondiale si terrà, come sapete, nel 2005 in Germania, nella città e diocesi di Colonia. La strada è ancora lunga, ma i due anni che ci separano da quell'appuntamento possono servire di preparazione intensa. Vi aiutino nel cammino i temi che ho scelto per voi:
- 2004, XIX Giornata Mondiale della Gioventù: «Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21);
- 2005, XX Giornata Mondiale della Gioventù: «Siamo venuti per adorarlo» (Mt 2,2).
Vi ritroverete intanto nelle vostre Chiese locali per la Domenica delle Palme: vivete con impegno, nella preghiera, nell'ascolto attento e nella condivisione gioiosa queste occasioni di "formazione permanente", manifestando la vostra fede fervida e devota! Come i Magi, siate anche voi pellegrini animati dal desiderio di incontrare il Messia e di adorarlo! Annunciate con coraggio che Cristo, morto e risorto, è vincitore del male e della morte!
In questo tempo minacciato dalla violenza, dall'odio e dalla guerra, testimoniate che Egli è il solo che possa donare la vera pace al cuore dell'uomo, alle famiglie e ai popoli della terra. Impegnatevi a ricercare e promuovere la pace, la giustizia e la fraternità. E non dimenticate la parola del Vangelo: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).
Nell'affidarvi alla Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, vi accompagno con una speciale Benedizione Apostolica, segno della mia fiducia e conferma del mio affetto per voi.
Dal Vaticano, 8 marzo 2003
IOANNES PAULUS II
21 aprile 2003
"ECCO LA TUA MADRE"
( Gv 19, 27 )
ore 7.00: Tutti in oratorio per la colazione e poi... al lavoro!!!
Ore 10.30: S. Messa
Ore 12.00: Aperitivo
Ore 12.30: Pranzo insieme
Ore 14.30: Preghiera
Ore 15.00: Pomeriggio di giochi, canti, balli e... tanta allegria!!!
Ore 18.00: ... di nuovo al lavoro! L’unione fa la forza!!
APPUNTAMENTO COL GAG
Questo mese tocca a me aggiornarvi su come prosegue l’attività del nostro mitico GAG di Montesolaro:
· 16 febbraio, campo legna a Montesolaro;
· 21 febbraio, cena insieme e proposta della vacanza estiva a Valles rivolta ad adolescenti e giovani;
· 16 marzo, campo legna ad Appiano G. dalle suore del VISPE.
Questi campi legna riescono sempre a coinvolgere molte persone, non solo adolescenti e giovani. Sono un’occasione per trascorrere una domenica alternativa all’aperto, per stare insieme nell’amicizia e nel lavoro; per condividere la fatica e la gioia della consapevolezza che ciò che si fa non è fine a sé stesso, ma un gesto di solidarietà nei confronti di chi non è fortunato come noi.
Avrei voluto chiedere a qualcuno dei ragazzi più giovani le motivazioni per cui ha partecipato al campo legna, ma li ho visti sereni, e soddisfatti di essere lì. Magari la proposta li ha semplicemente incuriositi ( “perché no?”), oppure noi più grandi siamo stati abbastanza convincenti. Comunque dopo la prima esperienza a Montesolaro, la seconda volta eravamo ancora più numerosi. E l’esempio migliore per tutti noi sono state le sorelle che ci hanno ospitato,hanno lavorato con noi e con noi hanno celebrato la S. Messa a conclusione della giornata. Sono davvero instancabili! Ma ciò che più colpisce è il fatto che tutto quello che fanno, lo fanno con gioia, col sorriso sulle labbra,attente ai bisogni di tutti, sempre pronte ad aiutare e servire. Credo che questa giornata abbia arricchito tutti noi. Con loro abbiamo trascorso una domenica speciale, e forse l’unico modo per rendersene conto è provare a vivere un’esperienza così.
Se volete saperne di più, noi siamo all’oratorio ogni venerdì sera (o quasi). Non perdetevi i prossimi appuntamenti…
elisa corti
Poco prima di Natale, alla nostra scuola materna “Serena”, c’è stato un avvenimento importante: il cambiamento del Consiglio direttivo e del Presidente, cambio che è stato ufficializzato proprio durante la festa natalizia dei bambini.
Ci è sembrato giusto dunque dedicare qualche riga del nostro Bollettino anche a questo”cambio di testimone” della scuola materna della parrocchia.
Per poterle scrivere, queste righe, ho incontrato, proprio alla scuola materna, il neo-presidente Gianluca Toppi, papà di una bambina che frequenta il secondo anno appunto alla materna.
Lo ringrazio per la disponibilità, la simpatia e la chiarezza che ha dimostrato nei minuti in cui abbiamo chiacchierato, dove gentilmente ha risposto alle mie domande.
Prima di iniziare con la mia “intervista” mi premeva di cuore, e questo premeva molto anche a Gianluca, dire un grosso e sincero GRAZIE a Silvano e al consiglio precedente per tutti i doni e il tempo che hanno regalato con gioia e impegno alla scuola materna… grazie perchè anche per merito vostro questa scuola materna è davvero SERENA!!! Proprio parlando di questo, Gianluca ha aggiunto:“ ci tengo molto a ringraziare Silvano e gli ex consiglieri per il lavoro svolto sin quì, anche per la struttura estremamente funzionale e soprattutto per l’esempio che ci hanno lasciato in eredità”.
Con molta semplicità,poi, ascolto le risposte che Gianluca mi da, notando nel suo sguardo e nelle sue parole la voglia di far bene e di impegnarsi al massimo in questo incarico.
_ Ci presenti il nuovo consiglio della scuola materna?
_ “ In totale siamo in nove: io, che pur essendo canturino ho il cuore a Montesolaro e proprio per questo ho accettato l’incarico di Presidente; sei consiglieri, genitori di bimbi frequentanti ( Gabriella Ciceri, Marco Monti, Ersilia Bossi, Milena Radice, Loredana Radice, Nadia Bergamo); la rappresentante delle insegnanti, suor Donata, il rappresentante della parrocchia, don Luigi e il rappresentante del Comune, Gasparino Porro.
A tutti loro va anticipatamente il mio grazie per la collaborazione e la disponibilità! ”
_ Perchè hai accettato questo incarico?
_ “ non sapevo cosa comportasse un incarico simile, ma ho sempre ammirato chi dava un contributo no-profit, gratuito, alla società, alla parrocchia nelle sue varie realtà e anche nella scuola materna. Poi perchè volevo vivere anch’io questo tipo di esperienza, che mi sta dando più di quanto io do! ”
_ Come si elegge e quanto rimane in carica un consiglio direttivo?
_ “ il presidente uscente promuove delle elezioni, a fine del suo mandato triennale, fra tutti i soci-genitori della scuola materna. Ogni genitore vota tra i nominativi dei candidati e chi riceverà più voti farà parte del nuovo consiglio direttivo; poi l’ex presidente rassegna le dimissioni e tra i nuovi consiglieri si elegge il nuovo Presidente. ”
_ Cosa comporta il ruolo di Presidente della scuola materna?
_ “ una gestione a 360 gradi di un’azienda. Si devono gestire i dipendenti, le norme di sicurezza ed igiene per la scuola, il confronto e lo scambio con chi, in un modo o in un altro, vive la realtà della scuola materna. Per la parte burocratica ci appoggiamo ad un commercialista, lavoro offerto da un parrocchiano; per la parte amministrativa si occupa gratuitamente un altro parrocchiano ... senza il sostegno di queste persone non si potrebbe lavorare come ormai da anni la nostra scuola materna fa, proprio perchè è tutto basato sul mettersi a servizio gratuitamente. ”
_ Cosa ti aspetti da questi anni di incarico nella scuola?
_ “mi aspetto, e sono certo che ci sarà, la collaborazione con tutti i genitori dei bambini che frequenteranno, col nostro vivere quotidiano, col nostro darci da fare. Mi aspetto di tramandare lo stile di vita del darsi una mano, a chi verrà dopo di noi, così come io ho trovato nella scuola materna e in tutta la comunità. ”
La nostra bella chiacchierata si è conclusa ricordando alcune iniziative che vedranno coinvolta la scuola materna nelle prossime settimane: la visita guidata per i bambini ad un vivaio, proprio perchè la programmazione didattica ha come filo conduttore l’AMICO ALBERO ( i bimbi sono già stati al teatro sociale a Como per un’animazione sempre su questo tema, che ha riscosso enorme successo tra i piccoli!!); e poi l’invito alle famiglie e a tutta la comunità è per DOMENICA 25 MAGGIO, giorno della FESTA DI FINE ANNO.
Ringrazio ancora Gianluca per la disponibilità, augurando a lui, al nuovo consiglio e a chi quotidianamente opera nella nostra scuola materna un “ buon lavoro”, affinchè questa scuola sia sempre ... SERENA!
I MUSICISTI DEL CORPO BANDISTICO S.
CECILIA:
CHE BANDA!
Sono una trentina di elementi, un po’ di tutte le età, dalle anziane colonne portanti ai giovani virgulti che stanno crescendo grazie alle cure e all’assiduità dei maestri, si incontrano puntuali ed immancabili all’appuntamento del giovedì sera nella sala prove, muniti degli strumenti della loro arte.
Qualche chiacchiera, un pizzico di immancabile gossip, una sigaretta o due e poi eccoli tutti schierati in semicerchio davanti al maestro Matteo Monti, con gli strumenti bene in vista ed accordati, pronti per dare il via alla musica.
Se qualcuno ancora non l’avesse capito, sto parlando dei componenti della nostra banda, la S. Cecilia, un corpo bandistico storico perché è una delle associazioni più antiche della Parrocchia, le cui origini risalgono addirittura al 1930, quando in data 28 ottobre fu “inaugurata” dall’allora parroco Don Vittorio Bonacina.
Da allora la banda è davvero cresciuta sia musicalmente che nel numero dei suoi componenti, oggi se ne contano più di trenta tra gli anziani e le “nuove proposte” e poi non si deve trascurare la ricchezza del repertorio musicale, dal classico ed operistico alle trascrizioni di musica leggera, ovviamente senza tralasciare le musiche originali per banda.
Ebbene quest’anno l’attività della “S. Cecilia “ si preannuncia davvero frenetica, infatti dando un’occhiata al loro programma lo si nota puntellato da tantissimi appuntamenti. Vediamoli con ordine.
Per quanto riguarda gli eventi più attesi - i concerti - ce ne sono almeno due degni di nota : il primo si terrà in primavera inoltrata, verso la fine di maggio, ma i brani sono ancora top secret, tuttavia se qualcuno volesse avere delle anticipazioni può fare una capatina in banda durante le prove del giovedì sera e potrà ascoltare qualche pezzo che il precisissimo Matteo Monti fa provare ai suoi bandisti con grande professionalità e passione.
Il secondo appuntamento musicale è un concerto – gemellaggio che la nostra banda farà a due mani con la banda di Veniano , alcuni brani verranno eseguiti singolarmente da ciascun corpo musicale, altri saranno suonati in collaborazione; per ascoltarli si deve attendere la primavera.
Un terzo evento degno di particolare nota riguarda un concerto che probabilmente i nostri musicisti terranno d’estate nell’incantevole cornice della villa Calvi, sarà un concerto da non perdere sia per la musica che per la coreografia della villa; il tutto è ancora in fase di programmazione, se ne sta occupando anche la Biblioteca di Carimate e ancora non ci sono indicazioni precise.
Accanto agli appuntamenti “di lavoro” la banda si concederà presto anche un piacevolissimo e meritato momento di relax con la gita nella verdeggiante Garfagnana organizzata in collaborazione con l’amministrazione comunale di Carimate.
La scampagnata si terrà sabato 28 e domenica 29 giugno e toccherà varie tappe, tra cui la visita a Torre del Lago Puccini e un’interessante tappa a Castel Nuovo Garfagnana, dove la nostra banda mostrerà le sue doti musicali in un concerto insieme alla banda locale in occasione della festa del paese, lungo le cui contrade i bandisti sfileranno in divisa. Davvero un appuntamento folkloristico, e per l’occasione si sta pensando ad uno scambio di doni come simbolo di un reciproco arricchimento culturale, probabilmente verrà offerto un omaggio simbolo del nostro artigianato locale, un oggetto in legno o un merletto.
Dopo tutti questi allettanti appuntamenti, non bisogna dimenticare che il corpo bandistico prende parte ogni anno alle manifestazioni religiose legate alla parrocchia, come la Cresima, la Comunione e il prossimo pellegrinaggio parrocchiale.
Inoltre è in corso un’interessante attività culturale di sensibilizzazione alla musica, che ha visto il maestro Matteo Monti protagonista di una lezione – concerto alla scuola media di Carimate sulla storia della banda e sulle caratteristiche specifiche degli strumenti musicali. Il fatto di diffondere e infondere la passione per la musica fin da bambini è un modo efficace per stimolare ed educare le giovani menti alla cultura musicale che tanto offre alla sensibilità di ciascuno e chissà che qualcuno non decida di entrare a far parte del gruppo S .Cecilia. In realtà ci sono già dei giovanissimi allievi che stanno studiando per poter diventare bandisti a tutti gli effetti, la musica richiede non solo talento, ma dedizione e studio costante e gli effetti, ascoltando i concerti, si sentono.
Infine c’è un fatto degno di nota che va sottolineato : la banda è un’associazione in cui tutti hanno lo stesso enorme valore per la buona riuscita di un’esecuzione musicale, dai più piccoli ai più anziani ed è l’occasione in cui persone di tutte le età si ritrovano per chiacchierare e soprattutto suonare, con una grande passione che li accomuna: la musica.
Elena Colombo
sei un ragazzo di ii° o iii° media?
sei del decanato cantù – mariano?
sei un tipo che ama stare in compagnia?
sei libero sabato 3 maggio 2003?
Se a queste 4 semplici domande hai risposto sì … complimenti!! Hai vinto la possibilità di partecipare con entusiasmo al Meeting di Primavera 2003!!
Ecco il programma:
· ore 15.30 ritrovo Oratorio S. Rocco Mariano e partenza per “il Mantovino” rigorosamente a piedi
· ore 16.20 inizio giochi
· ore 18.30 rientro in oratorio e momento di preghiera guidato daL VICARIO EPISCOPALE
· ore 19.15 cena e serata insieme
· ore 21.45 ciao ciao e alla prossima!!
Note tecniche very important:
- Portare cena al sacco
- Indossare abbigliamento comodo
- In caso di pioggia ci si trova alle 18.30 per preghiera, cena e festa
Sei pronto a divertirti insieme agli altri?
Bene!! Se HaI risposto sì ti aspettiamo il 3 maggio all’Oratorio S. Rocco di Mariano!!
INCONTRI SOTTO L’ALBERO
Nella cappella di San Francesco nella sede milanese dell'Università Cattolica si riunisce periodicamente un gruppetto sparuto di ricercatori, cultori della materia, assegnisti di ricerca, dottorandi, insomma quel “sottobosco universitario” composto da studiosi che, pur non fregiandosi dei titolo di "docenti", cooperano al funzionamento della vita accademica con attività didattiche e di ricerca. Tra questi, ultima arrivata, ci sono anch'io. Gli “Incontri sotto l’albero” sono riunioni informali, tra amici, oserei dire: poche sedie disposte in cerchio ed al centro la Parola di Dio su cui meditare insieme e da cui trarre insegnamenti per svolgere al meglio il nostro compito. A guidare la riflessione, che quest’anno ha per oggetto il Libro della Sapienza, è don Luigi Galli, figura già nota ad alcuni di voi per la sua occasionale presenza nella nostra comunità. Egli ama definire il suo gruppetto di amici con metafora evangelica “granello di senape”. Ebbene, in questo tempo di Quaresima, tradizionalmente dedicato al silenzio ed alla riflessione, perché - mi sono chiesta – non spargere questo seme e farlo fruttare, suggerendo qualche pensiero attraverso le pagine del nostro Bollettino?
Permettetemi, innanzitutto, una breve contestualizzazione. Il Libro della Sapienza è il più recente dell'Antico Testamento, scritto da un giudeo dì lingua greca intorno al 100 a.C. Nella finzione letteraria è costruito come un discorso di Salomone, il re celebre per la sua saggezza, ai capi delle comunità ebraiche d’Egitto ed ai pagani.
Dunque, la Sapienza. Nome che evoca immagini di antica e veneranda antichità. Dipinta nella Bibbia come ancella di Dio, che, personificata alla maniera ellenistica, siede alla destra del Suo trono, Sua compagna nella creazione, specchio della Sua luce e della Sua bontà. Salomone la ricerca al di sopra di ogni cosa, madre di tutti i beni e fonte di ogni ricchezza, la desidera accanto a sé perché “la sua compagnia non dà amarezza, né dolore la sua convivenza, ma contentezza e gioia”. Sono molte le suggestive immagini con cui la sapienza viene descritta nell'Antico Testamento. Ma che cos’è per noi? Forse non mi allontano dal vero definendola il punto di vista dell’assoluto, cioè di Dio: “con Te (sc. Dio) è la sapienza che conosce le Tue opere, che era presente quando creavi il mondo; essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti”. È la capacità di vedere le cose per così dire dall’alto, superando la nostra finitezza.
Essa è dono di Dio, ma dobbiamo essere noi a ricercarla, seguendo l'esempio della preghiera di Salomone. Primo passo è superare la nostra superbia e riconoscere che siamo fragili, “uomo debole e di vita breve”, e che abbiamo bisogno di lei, “anche il più perfetto degli uomini, privo della Tua sapienza, sarebbe stimato un nulla”. Quanto è difficile oggi riconoscersi deboli! Ai giorni nostri più che mai siamo come birilli, che cadono al primo colpo di vento, appena una delle nostre apparenti certezze, fondate sulla sabbia, viene scossa. Eppure, ci fingiamo forti, per orgoglio pretendiamo che il nostro piccolo sapere di uomini sia verità assoluta, senza renderci conto che da soli “i ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni”. Ma se sapremo superare questa barriera e porci umili e fiduciosi alla ricerca della Sapienza, Dio ci concederà questo dono, perché essa “facilmente è contemplata da chi l’ama e trovata da chiunque la cerca”.
UNA RESPONSABILITÀ ANCHE ECONOMICA
Qualcuno dice: “sono i soldi che fanno girare il mondo!”. Difficile non credere a questa frase con tutto quello che sta accadendo in questo tempo. Ma, penso, difficile anche rassegnarsi a questa idea così triste e mediocre. Potrà sembrare strano, ma quante volte ci siamo chiesti come sono impegnati i nostri soldi? Non mi sto riferendo ai soldi che gestiamo quotidianamente, per fare la spesa. Mi riferisco ai nostri risparmi, ai nostri soldi che cerchiamo di mettere da parte per il futuro. Come sarà impegnato questo denaro? Possiamo accontentarci di affidare in gestione i nostri risparmi senza sapere che cosa accadrà a quel denaro? In quali aziende sarà impegnato? Ma soprattutto, con quel denaro, verranno curati i bisogni e i diritti delle persone? e la tutela dell’ambiente?
Tante domande. Forse troppe. Ma non credo si possa fare a meno di pensarci su un po’. Dico questo perché penso sia necessario liberarci da quella convinzione che molto spesso abbiamo (o ci mettono addosso altri) che non possiamo farci niente perché “queste cose sono troppo grandi per noi”. Non è così. Possiamo fare qualcosa: possiamo responsabilizzare le nostre scelte. Devo cioè imparare ad interessarmi agli eventi che mi circondano, devo cercare di capire cosa sta avvenendo, tenermi aggiornato sui vari argomenti con cui quotidianamente si viene a contatto. In pratica scelgo io e non gli altri. Non è retorica perché, solo così possiamo decidere e compiere scelte consapevoli e responsabili.
Ma tutto ciò che relazione ha con i propri soldi? Torniamo all’argomento iniziale e poniamoci questa domanda: come essere responsabili nella gestione dei nostri risparmi? Sono cosciente che è un argomento delicato. Ma qualcuno ha cercato di riflettere su questo tema e di dare una risposta ai vari dubbi.
Qualche anno fa, nel 1994, alcune organizzazione del volontariato e della solidarietà sociale, iniziarono ad interrogarsi sul ruolo del denaro, della finanza e dell’impresa. Presero così coscienza di quanto lo sviluppo e il benessere di una collettività fossero in stretto rapporto anche con il denaro e con le attività ad esso collegate. Veniva quindi messo in discussione verso quale sviluppo e crescita fossero finalizzate le attività finanziarie. Si sentì allora l'esigenza di una più ampia concezione dello sviluppo umano e sociale, uno sviluppo, cioè, ove la produzione della ricchezza e la sua distribuzione si fondassero sui valori della solidarietà civile piuttosto che sull'imperativo dell'efficienza. Nacque così l'idea di banca etica, una banca intesa come punto di incontro tra risparmiatori che condividevano l'esigenza di una più consapevole e responsabile gestione del proprio denaro, e quelle realtà socio-economiche che avevano come finalità la realizzazione del bene comune. Negli anni che seguirono questo gruppo di associazioni si organizzarono e lavorarono per costituire questo istituto di credito, il quale vide la sua nascita nel 1998 sotto il nome di Banca Popolare Etica.
In sostanza la Banca Popolare Etica è un istituto creditizio , una banca come tutte le altre, ma con una differenza sostanziale: le attività e gli obiettivi si ispirano ai principi della finanza etica. Lo stesso statuto della banca spiega con precisione cosa si intende per finanza etica: una finanza sensibile alle conseguenze non economiche delle azioni economiche. In pratica si può dire che il concetto sia che il profitto ottenuto dal possesso e scambio di denaro deve essere conseguenza di attività orientate al bene comune e deve essere equamente distribuito tra tutti i soggetti che concorrono alla sua realizzazione.
Il ruolo educativo che tale istituto si prefigge è quello di educare il risparmiatore a conoscere la destinazione e le modalità di impiego del suo denaro e stimolare il beneficiario del credito a sviluppare con responsabilità sociale la sua autonoma capacità imprenditoriale.
È una iniziativa che continua tutt’oggi, e credo che non sia da sottovalutare e tanto meno non può lasciare indifferenti. L’aspetto principale, cioè la trasparenza degli investimenti e la responsabilità di risparmiatori e imprenditori, merita qualche nostra considerazione. Anche perché ci sono degli altri esempi che vanno in questa direzione. Si pensi alla discussione in atto nel parlamento italiano sulla legge 185/90, una legge che ha garantito in questi anni il controllo da parte del parlamento e della società civile sul commercio di armi italiane e che con il DDL 1547 relativo alla ratifica dell'Accordo di Farnborough sulle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa, ridurrà sensibilmente i controlli sulle esportazioni di armi introducendo sostanziali modifiche alla legge italiana 185/90. Ad esempio non sarà più possibile conoscere dati sul valore delle esportazioni di armi effettuate, il certificato di uso finale dell'arma (ossia sapere non solo a chi viene venduta, ma qual è la reale destinazione dell'arma), le informazioni sulle transazioni bancarie relative all'esportazione (e si sa, la via più semplice per capire dove vanno a finire le armi, spesso è quella di seguire i soldi). Si pensi anche al documento presentato dalla commissione europea , cosiddetto libro verde, relativo alla Responsabilità Sociale dell’Impresa. Un documento che cerca di far passare il concetto della responsabilità sociale che hanno le imprese, ovvero “la capacità da parte delle imprese di gestire il cambiamento in modo consapevole sul piano sociale, cercando di trovare un compromesso equilibrato tra le esigenze e i bisogni delle parti interessate in termini che siano accettabili per tutti”.
Sono temi che possono sembrare di difficile comprensione, possono spaventare. Certamente non si può pretendere che si conosca tutto di ogni argomento. Ciò è necessario è quanto meno interrogarci su questi aspetti e, per quanto possibile, informarci. La realtà che ci circonda è complessa ma non è certo con l’indifferenza che si possono migliorare le cose e non permettere che siano i soldi, ma le persone che fanno girare il mondo.
Per chi volesse maggiori informazioni su Banca Popolare Etica può consultare il sito internet: www.bancaetica.com oppure telefonare all’ufficio clienti 0498771177.
“SI PUO’ FARE, SI DEVE FARE…”
Un bilancio soprattutto umano
Alla fine di ogni campionato, agli sgoccioli di ogni stagione, un allenatore che si rispetti fa un bilancio del proprio operato e di tutte le situazioni positive o negative incontrate sulla sua strada. Il mio, poiché collaboro con un’associazione parrocchiale nata soprattutto con fini educativi non è solo un bilancio tecnico ma anche e soprattutto un bilancio umano. Ed è di questo risvolto della medaglia che vorrei parlare qui, di quel risvolto umano spesso dimenticato in favore di arrivismi, rivalità, bramosia di sfondare e di essere sempre e comunque i migliori… di quel risvolto umano spesso dimenticato per lasciar posto ad individualismi malsani e distruttivi.
Quando, all’inizio della stagione, ti affidano una squadra ti ritrovi lì, con venti ragazzi più o meno conosciuti almeno in superficie ognuno dei quali ha un suo bagaglio di esperienze, di sogni, di desideri, di capacità e di insicurezze e sai che non sarà facile trovare un equilibrio fra tante personalità differenti, sai che non sarà facile creare una squadra con la S maiuscola. Ma sai anche che è l’unica cosa per cui devi lottare, sai che deve essere il tuo fine ultimo, quel filo sottile che partita dopo partita, allenamento dopo allenamento, devi rinforzare sapendo che, se sicuro e forte, diventerà la principale risorsa a cui aggrapparsi.
E allora inizi a cercare quel particolare che possa far nascere un nuovo desiderio non più individuale ma collettivo. A volte quando c’è l‘impegno e la voglia di vedere i frutti del proprio lavoro basta poco, basta un piccolo incentivo, una gratificazione semplice, a volte basta solo uno sguardo soddisfatto, felice, sorpreso o commosso. Altre volte entrano in gioco dinamiche strane, complesse e la strada per raggiungere il proprio fine di collettività appare improvvisamente tortuosa ed impervia. Questo perché, magari, i ragazzi non si impegnano abbastanza, si lasciano trascinare nel vortice dell’euforia dell’adolescenza senza riuscire ad incanalarla per riversarla su se stessi e sul proprio gruppo nel modo migliore. Questo perché, magari, noi allenatori vorremmo vedere subito i frutti del nostro operato e lasciamo subentrare la frustrazione ed il nervosismo quando non accade oppure perché fissiamo il nostro interesse su alcune individualità dimenticando il nostro compito o ancora perché siamo incapaci di scatenare nei nostri ragazzi un vero interesse, siamo incapaci di capirli fino in fondo, uno per uno.
Errori umani, errori a cui si può senz’altro rimediare con molta pazienza e poca supponenza, quella supponenza che deve però annullarsi anche nei genitori dei nostri ragazzi. Perché sì, a volte la colpa è dei ragazzi, a volte la colpa è dell’allenatore ma, a volte, la colpa è anche del genitore. Badate bene, non voglio certo peccare della suddetta supponenza non essendo un genitore ma credo comunque, avendo vestito, in passato, i panni di una figlia-giocatrice e vestendo oggi quelli di un allenatore che cerca di star vicino e conoscere le proprie ragazze di poter dare il mio parere. Un parere da figlia, un parere da allenatore.
I ragazzi sono ragazzi, non dimentichiamolo mai, non sono più bambini ma non sono ancora adulti. Ieri avevano otto anni ed oggi all’improvviso ne hanno tredici o quattordici…a volte è difficile vederli crescere così in fretta e doversi rendere conto che non sono più dei bambini ma nemmeno degli adulti, che non vanno più accompagnati per mano ma che hanno comunque bisogno dell’appoggio di un genitore con le sue esperienze, con i suoi consigli e con le sue regole, ma bisogna farlo. E’ necessario responsabilizzare di più questi ragazzi, far loro capire che un impegno preso va rispettato, che se decidono di credere in qualcosa, di investire il loro tempo in un attività che non coinvolge solo loro ma altre persone devono farlo fino in fondo, devono impegnarsi per se stessi e per le persone che condividono qualcosa con loro.
E allora se tornano a casa con un brutto voto, perché hanno mancato al loro impegno di studio, non possiamo punirli non mandandoli ad un allenamento o ad una partita, perché non facciamo altro che farli venir meno ad un altro impegno preso sì con se stessi ma anche con la squadra. E’ necessario aiutarli a credere in se stessi e nelle loro capacità. Non scattiamo subito sull’attenti se questi ragazzi si fanno un paio di settimane di panchina, se qualcuno gioca più tempo e qualcun altro meno, non andiamo dall’allenatore a fare sfuriate, non lanciamo sguardi torvi ed irritati alla panchina durante le partite. Spesso su quella panchina è seduto un ragazzo che conosce perfettamente il motivo per cui si trova lì, che sa, magari, di non essersi impegnato a fondo nelle ultime giornate, che sa che, in quel momento, in quella partita è più giusto giochi qualcun altro, che così si fa il bene della squadra. Spesso su quella panchina è seduto un ragazzo che non ha mai perso di vista lo spirito di gruppo, un ragazzo che, nel momento in cui non capirà più certe scelte tecniche avrà la capacità e soprattutto il desiderio di parlare, chiarire, discutere in prima persona con l’allenatore ciò che non trova giusto.
Noi siamo fortunati, signori, perché viviamo in una piccola realtà, ci conosciamo praticamente tutti e possiamo, dobbiamo permettere ai nostri ragazzi di fare piccoli passi da soli verso il mondo degli adulti. Noi siamo fortunati, signori, perché nella nostra realtà cadere e rialzarsi a tredici, quattordici, quindici anni non avrà mai contraccolpi letali. Non si deve far altro che mettere una mano sulla spalla dei propri figli e dare consigli, far loro dono della propria esperienza ed essere sempre i primi a credere in loro, a dar loro tutta la fiducia che meritano… si può fare, si deve fare…
ALLA RICERCA DEI “NON LETTORI”
Queste note sono il naturale prolungamento di quanto pubblicato lo scorso mese sotto il titolo di “un difficile quotidiano”. Nel loro piccolo vogliono portare alla ribalta uno dei tanti tentativi messi in atto per arginare la cronica emorragia di lettori sopportata dai quotidiani. E’ il cosiddetto fenomeno della “free press” o stampa libera e gratuita, importato in Italia solo agli inizi del 2000 e che sembra stia dando i suoi primi frutti. L’intendimento dei fautori, editori in testa (e non poteva essere altrimenti considerato il loro fiuto per l’affare), è quello di offrire gratuitamente un vero e proprio giornale a persone nuove, senza togliere quote di lettori alla stampa tradizionale, cioè quotidiani e settimanali, bensì attirare le simpatie di un pubblico diverso, difficilmente raggiungibile con i normali canali informativi. Attualmente in Italia, sulla scia di ciò che già succede al di fuori dei nostri confini, sono 3 le testate nate con questo scopo: Metro, City e Leggo; (gli abituali frequentatori, chi per studio chi per lavoro, di stazioni ferroviarie e metropolitane probabilmente le hanno notate nelle edicole). Non coprono tutto il territorio nazionale, questo è il prossimo traguardo prefissosi dagli stessi proprietari della carta stampata, i medesimi, salvo un caso,di quella tradizionale. Sulle pagine dei nuovi fogli gratuiti trova uno spazio non eccessivo l’immancabile pubblicità che è la principale fonte del loro sostentamento, ma, attraverso un nuovo stile, più veloce e sintetico, si cerca di recuperare alla lettura quegli utenti stanchi dei soliti giornali. Studiando le statistiche o le indagini di mercato, quasi fossero come una spada di Damocle sulla testa di chi si occupa di redigere le notizie, gli editori hanno constatato che un utente tipo dedica dai 12 ai 18 minuti al giorno per soddisfare il suo interesse verso l’informazione. La maggior parte di questo breve lasso di tempo è rivolto alla lettura dei soli titoli e sommari. Qui si inserisce la “free press” che tenta di ribaltare questa tendenza proponendo un linguaggio agile ed immediato. I contenuti sono sempre completi, le notizie brevi coinvolgono i classici “luoghi” dell’informazione e vanno dalla cronaca alla politica, dall’economia allo sport, in pratica questo nuovo modo di scrivere lo si può considerare come un “giornale radio di carta”.
Sembra che gli investitori credano in questa novità e sono alla ricerca di altri spazi di diffusione, tentando di penetrare anche nelle periferie offrendo notizie di interesse locale e non solo nazionale. Fondamentale, oltre al già nominato contributo dei pubblicitari, è la sinergia con internet e la collaborazione con i più aggiornati portali è importante per la sopravvivenza di queste pagine. La concorrenza gioca senz’altro un ruolo vitale e centrare l’obiettivo, “fare goal” come dicono gli esperti, conduce a lievitare verso l’alto il diagramma delle vendite. Questo continuo essere alla ricerca di un nuovo modo di proporre le notizie non può che essere d’aiuto e portare nuovi utenti, nuovi lettori.
PACE E BANDIERE
La guerra contro l’Iraq è “finalmente” terminata . Bush (tradotto letteralmente “cespuglio”) e Saddam Hussein (interpretato fedelmente “dittatore sanguinario”) sono scesi in singolar (plural ?) tenzone, l’uno a difesa del mondo (leggasi interessi americani), l’altro a scudo della sovranità nazionale irachena (leggasi logiche terroristiche internazionali). E, “naturalmente” il primo ha prevalso.
Non sono serviti ad evitare il conflitto fantasiose rimostranze popolari e “flaccidi” appelli dell’O.N.U., fiaccolate assortite e “asettiche” manifestazioni politiche, patetici dibattiti televisivi e… faziosi quanto inutili articoli giornalistici. Da nord a sud le truppe anglo-americane hanno marciato “spedite” su Baghdad coperte dai famosi missili intelligenti, anche se paiono aver studiato un po’ poco, fino alla conquista della capitale sovrana del Rais.
Ciò, con gran disdoro delle bandiere della pace, simboli multicolori con la parola “peace” appesi in gran numero ai balconi, anche di casa nostra, e fiori al vento dei cortei pacifisti di questi giorni. Se ne sono viste anche allo stadio nelle mani di tifosi urlanti “devi morire” all’infortunato avversario di turno… Oppure sulle spalle di ragazzi fieri con addosso la maglietta del “Che” il quale, come impavido guerrigliero, di vittime ne ha fatte…
Quali contraddizioni, quali strumentalizzazioni per un vessillo in sé bellissimo se potesse esprimere liberamente e semplicemente solo e soltanto quello che comunica nero su bianco, anzi colore su arcobaleno: PACE.
Ecco perché, a mio avviso, l’unica, piccola finestra che avrebbe potuto, che potrebbe ospitarla a buon diritto senza mistificarla ed al riparo da ideologiche “appropriazioni indebite” è quella che dà su Piazza S. Pietro, Roma.
Lì si affaccia un Uomo vestito di bianco che della pace ha fatto il suo vessillo principale prima che il vessillo di cui parliamo addirittura nascesse. Lui la pace ce l’ha nel cuore prima che nelle parole, non è un demagogo schiavo di consultazioni elettorali o di logiche economiche. Lui ha, ha avuto, coraggio nel difenderla visitando di persona ogni angolo del globo, anche il più remoto, anche il più depresso.
Da lì, Egli sfida, ha sfidato, la malattia per pronunciare discorsi carichi di vero pathos pacifista. Da lì, Egli si eleva in una dimensione “super partes” in difesa della vita e della dignità umana annientate dalla guerra senza pietà. Da lì l’Uomo vestito di bianco sventola una bandiera per la pace che non si vede ma si sente, eccome.
Tanto che tutti la rispettano che la si osservi da destra o da sinistra.
Anche dai nostri balconi vessilliferi germogli dunque questo puro spirito pacifista che il Santo Padre c’insegna, cosicché anche noi siamo degni di pubblicizzare in maniera così evidente la nostra voglia di PACE.
Ruggero Fumagalli
UNA PASQUA D’AMORE…
Pasqua,
soffio di Luce
che vince ogni notte,
fiamma d'Amore
che accende il nostro cuore,
primavera di stupore
che ci chiama a donare;
è il mistero di Te,
Gesù mio,
Gesù nostro;
oggi sei davanti a noi
con i segni della crocifissione,
con la speranza della resurrezione,
con la luce del Tuo Amore Infinito.
Stai soffrendo
nelle sofferenze di questo mondo,
nelle guerre, nell'odio;
sei davanti a noi,
nel volto di un bambino che muore;
ed ancora una volta
ci voltiamo dall'altra parte,
ancora una volta
ti mettiamo sulla croce.
Ma Tu sei Amore,
Tu sei Vita Eterna,
ed ancora una volta risorgi
e fai risorgere il nostro cuore.
E risorgi in ogni piccolo gesto d'Amore!
Aiutaci a guardare i tuoi occhi
con la tenerezza e la gioia
di chi incontra una vita nuova.
Tu sei alba di Speranza,
Tu sei attesa di Luce,
Tu sei la Pace che regna,
Tu sei Amore!
BUONA PASQUA!!!!
La Redazione