bollettino parrocchiale montesolaro

n. 55 – 28 gennaio 2001

 

relazione sulla vita pastorale della parrocchia beata vergine assunta in montesolaro –

anno del signore 1999-2000

Carissimi parrocchiani,

vorrei fare una breve e sintetica valutazione delle attività pastorali e della vita della nostra Comunità sull’anno di grazia che il Signore ci ha concesso di vivere e che è da poco terminato. È compito del parroco presentare ai fedeli questa relazione annuale. Essa ha lo scopo di far vedere il cammino fatto, i valori vissuti favorendo in ciascuno quella coscienza di Chiesa, Comunità viva e luogo di comunione dove davvero è presente Gesù. Quest’anno compio questo servizio durante le omelie delle Messe col preciso scopo di far conoscere a più parrocchiani possibile quei doni di grazia e di benedizione che il Signore ci ha dato.

Devo dire prima di tutto che questo è stato un anno straordinario nel vero senso della parola. Un anno santo, un anno di grazia speciale per tutta la Chiesa: un anno giubilare e speciale anche per noi.

Giubileo, ormai lo sapete, è una "Grande Festa" che noi cristiani abbiamo fatto per la nascita di Gesù, il suo duemillesimo compleanno di vita, dacchè, morto e risorto, è sempre vivo anche oggi: Lui era il festeggiato per eccellenza in quest’anno giubilare!

Sì, anche noi abbiamo fatto festa quest’anno a Gesù. Egli aveva qualcosa di grande e di decisivo da dire e da dare anche a noi. "Incontrando Cristo ogni uomo scopre il mistero della propria vita; e, nella prospettiva di essere divinizzato, gli viene offerto di diventare più uomo!" Così aveva scritto il Papa nella bolla di indizione "Incarnationis mysterium" significativo documento preparato appunto per questo straordinario Giubileo.

Dunque quest’anno ci è stata data una grande occasione. L’occasione di una "conversione" personale e comunitaria, l’occasione cioè di rivolgersi a Cristo per accoglierlo come salvatore. "Passare la porta del Grande Giubileo significava confessare che Gesù è il Signore; e Cristo stesso ci ha immesso più profondamente nella Chiesa, suo Corpo e sua Sposa" A Cristo e alla Chiesa noi ci si doveva muovere in pellegrinaggio per varcare la Porta Santa: "Io sono la Porta: nessuno viene al Padre se non per mezzo di me!" (Gv. 10,9)

Anche la nostra comunità ha vissuto un cammino di conversione, finalizzato ad accogliere l’indulgenza del Giubileo il cui frutto è appunto una vita rinnovata! Questa indulgenza consiste nella "misericordia di Dio che la Chiesa, forte del mistero della redenzione di Cristo e della propria santità, rende accessibile. I credenti sperimentano la pienezza del perdono portato fino alle sue estreme conseguenze, e si aprono alla vita nuova".

i vari momenti giubilari vissuti in parrocchia

Quest’anno siamo stati dunque invitati a compiere come un pellegrinaggio, cioè come un cammino segnato da atteggiamenti spirituali da vivere come in quattro momenti nei quali, l’anima credente ha potuto aprirsi a Dio.

Questi momenti significativi sono stati proposti anche ai fedeli della nostra Comunità e quindi celebrati con cura.

il pellegrinaggio parrocchiale a roma

La nostra parrocchia ha partecipato con buona rappresentanza al pellegrinaggio diocesano in Terra Santa guidato dall’Arcivescovo nello scorso novembre 1999. Pure quello era un pellegrinaggio giubilare! La nostra Comunità non ha voluto nemmeno mancare poi al pellegrinaggio a Roma insieme coi tantissimi pellegrini della diocesi. Ha così potuto raccogliere le importanti consegne del Papa che qui volutamente riporto per iscritto, come punti cui fare riferimento per il nostro cammino di chiesa ambrosiana e parrocchiale!

"Carissimi, riscoprite giorno dopo giorno l’amore misericordioso che Dio nutre per ogni essere umano. In uno slancio di rinnovata adesione a Cristo, sentitevi sempre più solidali con il prossimo, specialmente quello più bisognoso. Vivete quest’alba del terzo millennio con salda fede, coraggiosa speranza, e ardente carità. Tante sono le sfide che dovete affrontare in questo importante passaggio epocale:

Chiesa che sei in Milano, non temere di fronte alle grandi sfide del momento presente! Avanza fiduciosa nel sentiero della nuova evangelizzazione, nel servizio amorevole dei poveri e nella testimonianza cristiana in ogni realtà sociale. Sii consapevole della lunga e feconda storia delle tue parrocchie, degli oratori, e delle tue numerose realtà associative. Il Vangelo sia vissuto sempre nelle piccole e nelle grandi scelte quotidiane, ed ogni comunità cristiana rinnovi nella fedeltà alle proprie tradizioni spirituali la propria feconda testimonianza apostolica."

i giovani alla giornata mondiale della gioventù

Non posso dimenticare il nostro bel gruppo di giovani che ha partecipato alle indimenticabili Giornate Mondiali della Gioventù col Papa a Roma. Sono tornati davvero entusiasti per l’esperienza vissuta. Non dimentico la serata che ci hanno offerto con profonde riflessioni e testimonianze commoventi. Su questi giovani conto molto, sia per il forte impegno e servizio che sono chiamati a dare in parrocchia, sia perché devono mettersi al lavoro con serietà e zelo nella proposta di un "cammino insieme" appunto. Cammino che ha preso avvio in diocesi con il nome di "Sentinelle del mattino" (termine usato dal Papa nei confronti loro durante i giorni del grande raduno).

Vorrei dunque che questi giovani che sono stati a Roma, insieme ai due delegati responsabili si impegnassero a sostenere, il cammino di ascolto, di preghiera e di riflessione verso quel Sinodo dei Giovani che l’Arcivescovo vuole realizzare per la primavera del 2002.

Questo Sinodo Giovani non solo è finalizzato ad un rinnovo dei cammini della pastorale giovanile diocesana, ma è anche per una riscoperta del valore della comunione ecclesiale e dello slancio missionario tanto urgente e necessario.

la chiusura dell’anno santo

So che diverse persone e famiglie si sono organizzate da sole per recarsi a Roma, per vedere e sentire il Papa e celebrare così presso la sede di Pietro il Giubileo.

Questo è molto bello ed è segno certamente di fede grande e testimonianza forte. Voglio credere che i frutti spirituali di questo anno di grazia non tarderanno a manifestarsi nella ferialità di una vita cristiana rinnovata sia a livello personale che comunitario. L’anno giubilare in parrocchia si è chiuso con la Messa di ringraziamento di fine anno. C’è stato grande concorso di fedeli che hanno cantato il "Te Deum".

Ieri, a Roma, il Papa ha chiuso la Porta santa nella Basilica di San Pietro. Con questo gesto, l’Anno del Grande Giubileo del 2000 che era iniziato con l’apertura della stessa Porta Santa nella notte del Natale 1999 si è concluso.

Ma l’Anno Santo non può finire, non è finito! Nemmeno ieri quando la stella dell’Epifania ha condotto noi, umanità del nuovo secolo, come allora i Magi, alla culla di Betlemme.

Certo: l’indole giubilare non può continuare senza fine. Se così fosse, perderebbe la sua straordinaria peculiarità. Il Giubileo è destinato a durare perché ha tracciato un solco nella storia delle nostre vicende e su questo solco la Chiesa, - ossia tutto il popolo di Dio, pastori e fedeli, - cercherà di camminare tenendo orientata la bussola su "Cristo ieri, oggi, sempre".

l’ordinazione sacerdotale di don marco zappa

Un secondo motivo che fa distinguere quest’anno dagli altri sì da farlo ritenere speciale è il fatto che la nostra Comunità, ha ricevuto un dono grande dal Signore: il dono di vedere un suo figlio salire i gradini dell’altare come vero ministro di Dio!

Don Marco Zappa, terminati i suoi studi e la sua preparazione teologica in Seminario è stato ordinato prete il 10 giugno 2000 e quindi, a settembre, mandato, con primo incarico pastorale, a Vergiate quale vicario parrocchiale di codesta comunità.

Erano ben 35 anni che mancava un prete novello a Montesolaro!

La sua Ordinazione è stata per tutti motivo di grande gioia. Per noi la scoperta che Dio ci vuole bene, che non è ancora stanco degli uomini, che, al di là di tutte le nostre resistenze, Lui cammina sulle strade della nostra vita e ci accompagna con rinnovata tenerezza. Un prete novello è sempre un segno dell’amore di Dio!

L’Ordinazione sacerdotale di don Marco ha aiutato tutta la nostra Comunità a riflettere sulla preziosa figura del prete. Furono programmate celebrazioni mensili con il preciso scopo di pregare per don Marco e quindi prepararci al grande evento della sua Ordinazione,. Queste celebrazioni, come l’intensa settimana degli Esercizi Spirituali Parrocchiali, nella quinta settimana di quaresima ci hanno accompagnato in quella profonda riflessione sul mistero e sulla grandezza del sacerdozio di Cristo. I preti che si sono alternati come celebranti ed oratori hanno saputo trasmettere pensieri ed offrire testimonianze significative sul carisma del ministero ordinato.

La nostra Comunità faccia tesoro di questa stupenda testimonianza vissuta e si adopri sempre nel creare al suo interno condizioni adatte al sorgere di numerose belle e sante vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata.

la vita ordinaria nel corso dell’anno

Il cammino di vita in parrocchia, al di là di questi momenti straordinari, ha seguito un corso ed uno svolgimento regolare e nello stesso tempo intenso.

Scadenzata dai vari tempi liturgici la nostra Comunità ha celebrato il mistero del tempo e della vita nelle sue varie fasi, sempre illuminata dalla grazia di Cristo, sostenuta dai suoi sacramenti, abitata dalla sua Parola, irrobustita da costante preghiera, attraversata da generosa carità. Una Comunità che io stesso riconosco viva e partecipe, consapevole di essere Chiesa di Cristo, luogo della Sua presenza. Comunità cristiana la cui fede non è frutto di consuetudine, ma di convinzione. Qui la comunione e la carità sono di casa come l’aria che si respira; qui non manca il senso della partecipazione, del servizio, della disponibilità; dove il comportamento di vita cristiana matura porta a quello spirito di corresponsabilità che è quanto ha chiesto e chiede il Sinodo a tutti i fedeli della nostra Chiesa milanese.

Penso al servizio compiuto nel campo della catechesi, ai numerosi catechisti che si prestano per la formazione cristiana dei fratelli a tutti i livelli. Raccomando loro il coraggio di una crescita nella fede personale e costante. Raccomando una disponibilità all’aggiornamento in materia di fede. Per una catechesi sistematica, la comunità cristiana ha bisogno di operatori qualificati: la sua vitalità dipende in maniera decisiva dalla presenza e dal valore dei catechisti.

Chiedo agli animatori dei Gruppi di Ascolto di continuare generosamente il servizio della Parola e della preghiera. Questi incontri mensili che si tengono nelle varie case di accoglienza sono come Cenacoli dove la Parola di Gesù che è Parola di vita, viene spiegata, approfondita. In questi Cenacoli la preghiera si fa autentica e capace di penetrare i cieli. Ai parrocchiani che non prendono mai in considerazione la proposta di una serata al mese, voluta e fissata per riflettere sulla Parola e per pregare insieme, do questo avvertimento: l’esilio della Parola è una condanna! Se la Parola torna a risuonare tra noi, se in essa noi troviamo compiacenza, diventiamo saggi, amanti della verità, operatori di giustizia, pieni di speranza! Conceda il Signore alla nostra Comunità di divenire capace di "perdere tempo" sulla Parola e di stare insieme, di credere che altra via non c’è per rinnovare la vita cristiana e religiosa di oggi se non quella dell’affetto e della frequentazione assidua della Parola, poi celebrata come avvenimento salvifico nella liturgia.

Quanti operano nel campo della carità vivano il loro impegno con gioia grande e con spirito di gratuità, verificando di tanto in tanto le motivazione del loro agire e purificando il cuore da ogni personalismo o protagonismo. Occorre dire spesso a se stessi: "Tutto questo lo faccio per amore di Gesù!" Così deve essere anche a proposito del fervore per la causa dei poveri e del mondo delle missioni.

Agli animatori d’oratorio chiedo di vivere con entusiasmo il servizio prezioso dello stare con i ragazzi, del condividerne i momenti di crescita. È la vostra, carissimi animatori, una esperienza favolosa: nel mentre dedicate ai più piccoli le migliori energie, rafforzate la vostra personalità e si compie nel vostro cuore l’esperienza consolante descritta nel libro degli Atti: "C’è più gioia nel dare che nel ricevere".

Ai dirigenti del Gruppo Sportivo che raduna la quasi totalità dei ragazzi e dei giovani della Comunità sento di esprimere un particolare ringraziamento per il prezioso servizio che vanno compiendo. Ed insieme dico ai genitori, i cui figli praticano sport e fanno riferimento al Gruppo, di collaborare attivamente e senza paura perché il servizio che viene compiuto sia espletato nel migliore dei modi, e risulti vero momento educativo, mirato a favorire nei ragazzi la crescita di valori umani e cristiani. Chiedo perciò ai genitori di prestarsi generosamente e di collaborare con i dirigenti e responsabili dello sport anche nei momenti organizzativi e di vigilanza sempre necessaria per il buon andamento del Gruppo.

A quanti sono impegnati nel campo della liturgia dico di non abbassare la guardia. Celebrare bene vuol dire pregare bene! Le nostre Corali svolgono un compito prezioso ed importante attraverso un servizio che richiede preparazione e fatica. I chierichetti siano fedeli ai loro turni e sull’altare siano ministranti gioiosi e generosi. Quanti attendono alla pulizia della chiesa e al decoro delle suppellettili facciano tutto con amore sapendo che quanto viene compiuto è per il Signore.

Non voglio dimenticare quanti nella comunità sono segnati da sofferenza e prove particolari. Penso ai tanti ammalati ed anziani che visito con una certa periodicità nel corso dell’anno. I vostri giorni segnati spesso da lacrime e tristi malanni non sono inutili. Offerti al Signore con amore e pazienza sono "il completamento di ciò che manca alla passione di Cristo", diventano strumento di santificazione e sicura opera di efficace apostolato.

uno sguardo al futuro

Annuncio ufficialmente che già a partire da quest’anno la nostra Comunità è chiamata a prepararsi alla Missione Popolare che si compirà a cavallo del gennaio-febbraio 2002. Sarà momento molto forte e proprio perché tale occorre che già da oggi noi ci prepariamo a questo evento con la preghiera. In seguito non mancherà il prezioso aiuto dei Padri di Rho. Le tappe di preparazione a questa Missione Popolare verranno successivamente indicate.

Occorre poi che si abbia a favorire in tutti noi un cambiamento di mentalità. Dobbiamo cioè imparare a non guardare soltanto al piccolo orticello che è la nostra parrocchia, ma sentirci collegati e vicini alle parrocchie del decanato sviluppando una visione di pastorale d’insieme, esprimendo con il nostro comportamento maturità di fede e

tanta corresponsabilità. I preti invecchiano, il loro numero diminuisce: non è lontano il tempo in cui ad un sacerdote verrà data responsabilità di guida per più parrocchie. Questo pensiero deve aiutare tutti a vivere con maggior responsabilità il nostro essere Chiesa e a pregare con più insistenza per il dono di tante vocazioni al sacerdozio.

 

relazione finanziaria

il nuovo "centro attività parrocchiali"

Terminato l’iter non facile per i permessi necessari e la definizione del progetto del salone polifunzionale di via Madonnina nel novembre dello scorso anno si è dato inizio ai lavori. I tempi di realizzazione dovrebbero stare contenuti in un periodo di due anni. Non mi soffermo sulla bontà dell’opera che andiamo a costruire e sulla funzione che dovrà svolgere all’interno della Comunità. Per questo è stato distribuito, in occasione del Natale, un agile fascicolo a tutte le famiglie dove si spiega l’erigendo stabile nei suoi particolari e nella sua funzionalità. L’opera finita prevede un costo di un miliardo e seicentocinquanta milioni. La Commissione Economica Parrocchiale intende coprire tanto debito nel giro di cinque anni. Per questo ha predisposto un piano finanziario che ogni parrocchiano è bene conosca e vorrei facesse suo con spirito di responsabilità e collaborazione.

La nostra parrocchia ha circa 680 famiglie. Ogni famiglia, offrendo mille lire al giorno ( trecentosessantamila all’anno!), estingue il debito che la Comunità andrà a contrarre nel giro di tre anni. La proposta di collaborazione formulata sul foglio lasciato in ogni famiglia durante il giro delle benedizioni natalizie è da prendere sul serio!

Con libertà, dunque, ognuno segni la proposta che crede più opportuna tra le varie modalità indicate e riconsegni poi il foglio in chiesa entro il 31 gennaio 2001. Questo serve alla Commissione Economica per predisporre i passi da fare. A tutt’oggi, per lo stabile di via Madonnina abbiamo già speso centonovanta milioni. In cassa al 31 dicembre 2000 abbiamo seicentocinquemilioni!

Sono da pagare gli stati di avanzamento dei lavori a tutt’oggi realizzati. Questi pagamenti saranno effettuati a scadenze mensili secondo contratto concordato. Conto sul senso della corresponsabilità e della comunione presente all’interno della Comunità. È proprio questo che mi dà forza nell’andare avanti con decisione e serenità. Vorrei segnalare, quale altro prezioso lavoro realizzato quest’anno per l’abbellimento della nostra Chiesa, il grande pannello dell’Assunta scolpito su tavola di noce dal nostro parrocchiano Moscatelli Luigi. Quest’opera è stata collocata sulla parete dell’altare accanto all’altra, di uguale valore che è il grande e familiare Crocifisso. Un’opera che ricorderà per noi il Grande Giubileo celebrato.

Nella nostra nuova chiesa mancava un forte richiamo a Colei che è la patrona della Comunità. Ecco dunque necessità di un "segno" capace di richiamare la cara e dolce figura della Madonna.

Con questa opera dunque si aggiunge un altro contributo che completa l’insieme della nostra Chiesa. Oggi, la scena dell’Assunta giganteggia alta e là dov’è, i nostri occhi posano uno sguardo di compiacimento. E spontanea dal cuore sale la preghiera fiduciosa e filiale.

 

lavoriamo... insieme (2)

L’Anno Pastorale 2000/2001 è stato presentato nello scorso articolo come un tempo di riflessione e formazione, un periodo "sabbatico", di pausa dalla ricerca di nuove proposte ed attività nelle Parrocchie della Diocesi.

L’attenzione sarà, quindi, completamente rivolta al rafforzamento sia delle nuove forme ecclesiali sia dell’aspetto testimoniale della fede cristiana. Ciò significa, in particolare che non solo ci si dovrà occupare di curare la formazione degli operatori pastorali, educatori, animatori e di tutti coloro che si impegnano attivamente in ambito comunitario, ma anche di valorizzare quelle forme di testimonianza cristiana che, anche se passano a volte inosservate, si dimostrano molto preziose nella vita quotidiana.

Non bisogna, quindi, pensare che solo alcuni cristiani, quelli impegnati, sono chiamati alla testimonianza: tutti sono chiamati a testimoniare, solo alcuni anche ad assumere un preciso ruolo ecclesiale. La nascita di tali ruoli ecclesiali deve derivare da una maturazione a livello di comunità, che sappia far emergere i carismi di ciascuno.

La cura della qualità testimoniale per far crescere spiritualmente la comunità deve passare per una formazione più mirata, basata sulla preghiera comune, sull’ascolto prolungato della Parola, sull’attenzione ai gesti nelle celebrazioni sacramentali.

Per una formazione ancora più specifica si dovranno portare avanti iniziative su più fronti.

Innanzitutto bisognerà porre attenzione alle varie richieste provenienti dai diversi ambiti della società: stimolata da questi bisogni, la comunità cristiana avvertirà l’esigenza di "scendere in campo" superando anche i limiti della sola realtà parrocchiale per essere ancora più aperta ed efficace.

I rapporti che si creano in questa situazione sono autentici, gioiosi, profondamente umani; non sono i singoli, ma anche la comunità cristiana a crescere nella donazione e nello slancio evangelico.

A livello più specifico bisognerà, invece, cercare innanzitutto una formazione teologica/spirituale di base, per aumentare il grado di conoscenza delle tematiche cristiane all’interno della comunità. Per i singoli, invece, è necessario predisporre occasioni di approfondimento più mirato per lo svolgimento di determinati ministeri da parte dei laici. In terzo luogo bisognerà cercare di unificare le tematiche ecclesiali/spirituali per creare figure professionali consapevoli con valori saldi.

Per adesso sono tutte indicazioni che ancora attendono una sperimentazione pratica: chissà che non sia proprio Montesolaro a diventare un esempio in questa esperienza di formazione...

cristina proserpio

 

SCAMBIAMOCI UN SEGNO DI PACE

Il giorno dell’Epifania si è chiuso il Giubileo, ma il 2001 si apre con un rinnovato impegno del Papa e di tutti i cristiani allo scopo di favorire la pace nel mondo. Il mese di gennaio è infatti il mese della pace e il primo giorno dell’anno è stata celebrata la xxxiv giornata mondiale della pace.

Nel mondo, nemmeno tanto lontano da noi, ci sono focolai di guerra che sono accesi da anni e che per questo motivo ci sembrano inestinguibili come l’odio che li ha sempre fomentati; tuttavia non è vano sperare in un futuro più sereno. È una frase che a molti suonerà retorica ed utopistica, ma se perdiamo anche la speranza, non potremo certo dare il nostro contributo alla causa della pace. Nel messaggio del primo giorno dell’anno è stato Giovanni Paolo II ad esprimere la speranza di successo nei processi di pace, ad esempio in quello del Medio Oriente. Il Pontefice ha sollecitato i cristiani al dialogo, è necessario cercare il dialogo per costruire una comunità di amore e di pace. Ogni popolo ha le proprie tradizioni e la propria cultura, ma ci sono dei valori che accomunano tutti gli esseri umani, e tra questi ci sono il desiderio di pace e l’amore per la vita. In questi ultimi anni l’Italia ha dovuto affrontare il problema spinoso degli immigrati che a volte entrano negli onori della cronaca quali vittime di atti di razzismo, mentre altre volte non sono più vittime, ma carnefici. Beh, proviamo a chiederci: Qual è il problema di fondo che porta a questi atti estremi da entrambe le parti? È facile capire che manca il rispetto degli altri e della vita altrui. È su questo punto che il Papa ha indirizzato la propria attenzione: siamo tutti chiamati a coniugare il rispetto altrui alla nostra identità nazionale, non dimenticando mai che la vita è il bene supremo di ogni essere umano.

Giovanni Paolo II ci invita a essere fiduciosi e attivi per dare una mano al sogno di tutti, quello della pace nel mondo. Sono soprattutto i giovani, speranza per il futuro e sentinelle del mattino, ad essere chiamati in causa: il nostro impegno, le nostre energie e le nostre speranze sono le pietre vive della Chiesa.

Anche l’anno prossimo si celebrerà la giornata mondiale della pace e speriamo allora di avere qualcosa di concreto da festeggiare!

E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". (Lc. 2, 14)

simona colombo

 

marco gerosa: il maestro lascia la banda

Il concerto di sabato 16 Dicembre 2000 ha concluso le manifestazioni messe in cartellone dal nostro corpo bandistico per ricordare i suoi primi 70 anni di attività. È stata anche l’ultima esibizione dei bandisti sotto la guida musicale del maestro Marco Gerosa, il quale dopo 15 anni ha deciso di lasciare la direzione della banda. Una scelta ponderata la sua, che rientra nella normalità degli avvicendamenti, che non significa addio "perché a Montesolaro mi sono trovato bene, conservo un bel ricordo, qui ho conosciuto persone disponibilissime che mi hanno dato molto sotto il profilo professionale ed ancor più mi hanno maturato come persona".

Classe 1960, coniugato e papà di tre vispi bambini, di professione insegnante presso la scuola media di Nova Milanese, ha conseguito la maturità scientifica presso l’allora liceo Giovio di Cantù nel 1979. Parallelamente ha frequentato la Civica Scuola di Musica a Milano e nello stesso anno ha ottenuto il diploma di strumento, trombone a tiro, sostenendo gli esami finali presso il conservatorio "G.Nicolini" di Piacenza. Inizia subito a dirigere complessi bandistici: prima a Cucciago, poi a Carate Urio e, dal 1985, qui a Montesolaro. Da gennaio 2001 ha assunto il ruolo di maestro del corpo bandistico di Cabiate, un gruppo di 50 strumentisti. Questa in sintesi la "carriera" del maestro Marco Gerosa al quale è difficile rivolgersi con questo titolo perché, coerente col suo carattere, preferisce essere chiamato col semplice nome di battesimo. Marco ha dedicato al nostro bollettino un po’ del suo tempo e l’esito di questa conversazione è sintetizzato nel riepilogo scritto al modo della domanda e risposta.

D: Esiste uno strumento facile da suonare ?

R: Si. È quello del collega che ti siede di fianco, sempre.

D: Un genere musicale che non ti interessa particolarmente ?

R: Tutti i repertori musicali, se eseguiti nei dovuti modi sono di mio gradimento. È gradevole ascoltare la composizione dei grandi maestri come la canzone del cantautore nostrano, allo stesso tempo si può essere contenti sentendo fischiettare per la strada il passante perché è lo specchio di una situazione di felicità.

D: Confidaci un segreto: si sa che sei tifoso dell’Inter, ma si può conoscere la tua canzone preferita ?

R: Mentre nel calcio esiste una sola squadra bella ed è quella nerazzurra di Milano, nella musica parecchie sono le canzoni che possono meritarsi questo appellativo. Stando sul tipo "leggero" ho una certa simpatia per "Azzurro" di Celentano.

D: Come definisci, al di fuori delle consuetudini, un corpo musicale ?

R: Un gruppo di persone che stanno insieme per amore della musica, sia essa ascoltata che quella eseguita con i loro strumenti. Ancora, un posto dove far crescere quei semplici valori che vanno sotto il nome di amicizia, dialogo, ascolto e rispetto reciproco. Ancora, l’ambiente dove bene si amalgamano le idee e le ispirazioni dell’anziano con quelle del giovane, dove non esistono scalini di importanza ma tutti contribuiscono allo scopo finale. Non credo esista un altro posto nel quale realizzare questa simbiosi, neanche il teatro perché è difficile che un ragazzo abbia la parte del protagonista destinata ad un attore più attempato. Ciò è ancora più vero se riferito alla banda di Montesolaro dove i "senatori" sono da stimolo ai più giovani. Il futuro musicale del vostro paese è assicurato.

D: In che modo hai visto "cambiare" sotto la tua guida il nostro gruppo bandistico ?

R: Sono stato fortunato perché ho ereditato da Mario Gerosa un gruppo molto valido di strumentisti, spero in questi anni di avere contribuito, nel mio piccolo, alla crescita artistica di queste persone. Devo dire di avere avuto la valida collaborazione di tanta gente, insieme abbiamo lavorato molto bene, allestito manifestazioni di una certa importanza. Ho sempre messo a disposizione le mie capacità ed ho ricevuto moltissimo, per questo devo dire un grosso grazie a tutti.

D: Che ci puoi dire della capacità di apprendimento dei nostri bandisti ?

R: Non vorrei essere frainteso: certamente lodevole dal punto di vista dell’impegno costante alla scuola del lunedì ma con un neo rilevato anche dai collaboratori: a volte bisognava ripetere dei brani già provati in precedenza perché a casa lo strumento si usava poco. È un dato di fatto, comune anche ad altre formazioni bandistiche, forse più accentuato qui a Montesolaro.

D: La scuola allievi e il suo ruolo per un corpo musicale.

R: Direi fondamentale perché è la fucina del futuro. A Montesolaro è molto valorizzata e organizzata con serietà. Il segreto, se così si può dire, è l’aver affiancato all’allievo il bandista già esperto: si insegnano i "trucchi" per ottenere il massimo dallo strumento che si è scelto di suonare. La soddisfazione è grande quando il giovane, concluso il tirocinio, si può sedere sulla sedia accanto al suo maestro.

D: In che modo desideri essere ricordato dai tuoi ormai ex bandisti ?

R: Mi auguro in modo positivo per le indicazioni che ho cercato di proporre in questi 15 anni . Comunque non lascerò definitivamente Montesolaro, perché ho dato la mia disponibilità ed in base agli impegni sarò presente come strumentista, e ciò mi gratifica molto.

D: Su un’altra pagina di questo bollettino è riportata una chiacchierata col tuo successore, vuoi dargli qualche consiglio ?

R: Assolutamente no perché Matteo non ne ha bisogno: è bravo, preparato, ottimo strumentista conosciuto e stimato da tutti. Troverà senz’altro gente con la giusta voglia di fare.

Con gli auguri a Matteo Monti si conclude il colloquio con Marco.

Come ha già sottolineato lo vedremo ancora partecipe delle attività della nostra banda, non più con la bacchetta in mano ma dando vigoroso fiato al suo trombone a tiro.

Grazie Marco, Montesolaro non ti dimentica.

Francesco Molteni

 

UN NUOVO MAESTRO PER IL CORPO MUSICALE S.CECILIA

Come la fine d’anno è comunemente tempo di bilanci così l’inizio è foriero di nuove iniziative, nuovi impegni da assumersi sia "ad personam" che come gruppi e associazioni. A questa legge non si sottrae neppure il nostro corpo musicale che con l’avvento del 2001 dà il proprio benvenuto al nuovo maestro Matteo Monti che va a prendere il posto del maestro Marco Gerosa al quale vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per l’impegno profuso, per le capacità artistiche e lo spessore umano dimostrati negli anni passati alla guida della nostra associazione. Vediamo ora di conoscere in maniera più approfondita il nuovo maestro.

Nasce a Cantù nel 1970 e inizia giovanissimo gli studi musicali conseguendo, a soli 17 anni, il diploma in corno presso il Conservatorio G.Verdi di Milano sotto la guida del prof.C. La Mantia. Poi si perfeziona come strumentista in alcune formazioni cameristiche giovanili ( quartetto di corni, quintetto di ottoni e di fiati ). Di seguito è membro per alcuni anni dell’orchestra "Ensemble giovanile ambrosiano" e della "Civica orchestra di fiati" del comune di Milano. Da ricordare le collaborazioni con l’orchestra della RTSI ( Radio Televisione Svizzera Italiana ) di Lugano e con l’orchestra Internazionale di Fermo ( Ancona ). Negli ultimi anni ha affiancato all’attività strumentistica quella didattica, contribuendo alla formazione di numerosi allievi in corno e musica d’insieme. Collabora attualmente con alcuni corpi musicali della zona e dal Febbraio 2000 è direttore artistico del corpo musicale venianese. Fin qui il linguaggio sintetico e magari un tantino arido delle cifre del "curriculum vitae".

Ma chi è Matteo? Non voglio certo assurgere al ruolo di biografo ufficiale, certo è che mi piace raccontare dei suoi inizi nella nostra banda, al principio degli anni ’80. Si intuiva fin da allora una spiccata predilezione per tutto ciò che era musica: dalle lezioni, forse noiose, di solfeggio ai primi approcci con lo strumento, il corno, che, a mio parere, Matteo ha notevolmente contribuito a far conoscere in una dimensione più ampia e corretta. Ricordi Matteo, eri ancora un bambino quando ti sei presentato il primo lunedì sera in banda, tanto è vero che si dovevano mettere dei cuscini sulla sedia per permetterti di vedere il maestro!! Intoppi di poco conto vista la tua passione. Oggi fa un certo effetto vederti dall’altra parte del leggio, ma è anche con dissimulato orgoglio che posso dire che uno degli allievi di 20 anni fa ce l’ha fatta, ha, penso, coronato un suo sogno che va al di là della mera soddisfazione del risultato personale acquisito, anzi si colloca in quella sfera di sentimenti ed emozioni che iniziano dalla riconoscenza alla nostra associazione per i primi rudimenti appresi fino al giungere al desiderio di sdebitarsi offrendo le proprie conoscenze e la propria competenza per la formazione di nuovi musicanti ed il progressivo miglioramento di chi ha già una certa esperienza.

Buon lavoro allora, Matteo a te il compito entusiasmante di introdurre il nostro corpo musicale nel terzo millennio e anche se il Midrash ebraico dice che "gli inizi sono sempre un po’ difficili" non ti preoccupare troppo, le tue capacità personali e lo spirito di collaborazione sapranno senz’altro appianare le eventuali difficoltà.

Fabio Arnaboldi

 

MONTESOLARO-ROMA:GIUBILEO 2000

E così, lasciato alle spalle il tanto atteso 2000, abbiamo salutato anche il plurinominato Giubileo,che ufficialmente si è concluso con la chiusura della Porta Santa di S.Pietro, la mattina dell’Epifania per mano del Santo Padre.

Ma quante persone, in quest’anno giubilare hanno varcato quella Porta? Un numero che non si può quantificare…tantissimi fedeli hanno fatto lunghe code per entrare in S. Pietro! Ma chiediamoci anche:quanti montesolaresi hanno varcato quella Porta? Quante persone della nostra piccola Montesolaro hanno celebrato e vissuto il Giubileo nella grande Roma? Anche qui una stima precisa non possiamo certo farla, però possiamo ripercorrere un ipotetico viaggio Montesolaro-Roma nel 2000!

Ci sono stati due importanti appuntamenti ai quali la nostra comunità ha partecipato numerosa, con gioia e con fede: la Giornata Mondiale della Gioventù della scorsa estate e il pellegrinaggio diocesano con il nostro Arcivescovo lo scorso novembre. Due grandi appuntamenti dove due gruppi di montesolaresi hanno vissuto la "GRANDE FESTA" del Giubileo, proprio a Roma…La sottoscritta ricorda con emozione, affetto e gioia la GMG perché l’ho vissuta in prima persona, ma ho notato lo stesso entusiasmo chiedendo opinioni a chi ha partecipato al pellegrinaggio diocesano! Fin qui i 2 appuntamenti "più pubblicizzati" in parrocchia, ma non dimentichiamo che molte famiglie, gruppi di amici e comitive della nostra comunità hanno raggiunto Roma privatamente e hanno tenuto alta la bandiera di Montesolaro in diversi appuntamenti chiave dell’Anno Santo: il Giubileo delle famiglie, quello degli sportivi, quello degli anziani e anche in giorni dove non ricorreva necessariamente una manifestazione giubilare! Tutti quelli che sono stati a Roma hanno vissuto la FESTA di GESÙ in un anno di grazia dove ancora una volta, abbiamo avuto la dimostrazione concreta che Dio ci vuole bene!!!

Montesolaro ha raggiunto Roma in treno, in aereo, in auto, in pulman, addirittura in bicicletta per vivere questo fantastico Giubileo. E chi, a Roma, non c’è stato? Nessun problema! Abbiamo avuto il nostro pellegrinaggio nella chiesa giubilare di Galliano e abbiamo vissuto particolari momenti di preghiera e fede in parrocchia,in decanato e in diocesi.

E allora VIVA IL GIUBILEO DI MONTESOLARO!!! E che tutte le emozioni e le cose belle che abbiamo vissuto in questo Giubileo 2000 ci aiutino nel nostro cammino di fede e ci ricordino che Gesù ci ama …ieri…oggi…sempre!!!

ursula borghi

 

una falsa discussione

Difendere la vita, accoglierla, sostenerla. Più volte la Chiesa ha richiamato credenti e non al rispetto dei diritti dell’uomo. La XXIII Giornata per la Vita è l’occasione per riflettere sulla vita nascente, e il titolo della stessa richiama in modo eloquente lo spirito con cui la Chiesa lancia il suo appello : "ogni figlio è parola".

Ma perché una giornata dedicata alla vita? E perché un’attenzione particolare alle prime fasi della vita? La risposta si può trovare nel fatto che è proprio da quei primi istanti che tutto ha inizio, è da quel preciso momento che comincia l’uomo, è da quell’attimo che ha origine la vita. Tutto ciò che verrà poi sarà una conseguenza di queste evento e quindi non può essere messo in discussione non può essere fatto oggetto di confusione. Possiamo rifarci ai recenti fatti di cronaca per capire come si stia mettendo "zizzania" nella questione del trattamento dell’embrione umano. Uno degli episodi a cui si può far riferimento è quello relativo alla "adottabilità" degli embrioni congelati, cioè di quegli embrioni fecondati, "prodotti" in vista dell’inseminazione artificiale, e poi "scartati" (o per lo meno non utilizzati per l’inseminazione vera e propria).

Questo è un tipico caso di ambiguità: da una parte si riconosce – stabilendone la "adottabilità" come per qualsiasi bambino – che l’embrione umano, in qualsiasi stadio della sua crescita, è una persona umana, e non un "complesso di cellule "; dall’altra, implicitamente, si riconosce la liceità del congelamento, cioè la possibilità che si "produca" un numero superiore di embrioni a quello necessario per l’impianto, e che quelli che "non servono" vengano conservati, congelati nell’azoto liquido, per ulteriori "utilizzazioni". Non ultima quella per ricerche e sperimentazioni che possono non aver alcunché a che fare con la fecondazione assistita per la quale sono stati "prodotti". Ma questo embrione che cos’è?

Il principio dal quale partire è che l’embrione umano, fin dalla prima cellula è un reale individuo umano, titolare di tutti i diritti come qualsiasi altro essere umano.

Per combattere questa affermazione si è costruito un dibattito scientifico (ecco il punto su cui verte l’ambiguità) che ha per oggetto il momento in cui all’embrione umano può, anzi deve, essere riconosciuta la qualità di essere umano: si è voluto fissare quel momento intorno al 14° giorno dalla fecondazione (cfr. documento sulla "Identità e statuto dell’embrione umano" del comitato nazionale di bioetica, 1996). Ma perché questo termine? Come si è arrivato a stabilirlo? Si è stabilito ciò da una lettura preconcetta dei dati scientifici; infatti una lettura rispettosa dei dati dimostra come tale linea discriminante non emerge, tenendo conto del solo fatto che dal primo momento (l’unione dell’uovo con lo spermatozoi) l’embrione è un tutto che cresce armonicamente, secondo un processo ininterrotto, graduale, continuo… da una cellula che si divide in due, fino alla "nascita" dei miliardi di cellule che costituiranno il nascituro. C’è un senso di paura, di angoscia se si cerca di stabilire che cosa è l’embrione prima di quel termine dopo il quale è considerato vita. C’è desolazione se si pensa che l’amore fra due sposi dia origine a qualcosa che nelle prime due settimane può essere preso e gettato via senza alcun problema … perché non è "ancora vita", perché è solo un mucchio di cellule, perché quindi non ancora una persona, un figlio.

È un dibattito falso, costruito per superare l’ostacolo – etico e conseguentemente politico – dell’attribuzione all’embrione dello "statuto" di essere umano: tutto ciò comporterebbe, come per ogni essere umano, che ogni "trattamento" scientifico e medico al quale è sottoposto deve rispettarne sia la dignità sia i diritti fondamentali, tra i quali sono quelli all’integrità fisica e alla conservazione alla vita. Da tutto ciò appare chiaro che sia la "sovrapproduzione", sia il congelamento, l’eventuale utilizzazione per sperimentazioni scientifiche non rispettano quei diritti. Occorre un pretesto (meglio se scientificamente approvato) per rendere possibile ciò che non è possibile.

Quando sulla base della legge inglese furono "distrutti" tremila embrioni che fino ad allora erano stati conservati congelati (con imbarazzo di tutti quegli scienziati che si occupano onestamente di queste questioni) si trattò di una strage vera e propria. Occorre fare chiarezza!

Perché si crea confusione? I motivi sono molteplici ma credo che possano essere riassunti in tre fondamentali. Una dimensione culturale in cui vi è la ricerca del solo benessere materiale, una dimensione ideologica in base alla quale si assolutizza l’autonomia dell’uomo da qualsiasi cosa, una dimensione che individua un’etica utilitaristica che regola le società sulla base di criteri di produttività e di efficienza valutando tutto alla luce del rapporto di costi-benefici. Da questo contesto derivano le opinioni che vogliono stabilire una cultura di ambiguità, una cultura che chiamata con il suo vero nome è cultura della morte, che emerge pure in altri fenomeni riconducibili in un modo o nell’altro ad una scarsa valutazione della dignità umana: tali sono, ad esempio, l’eutanasia e il suicidio. I risultati già ottenuti in alcuni Paesi sono la conferma della diffusione di certi convincimenti.

Davanti a questa cultura ogni cristiano ha il dovere di mantenere fede all’amore per l’uomo come Dio ha fatto nei suoi confronti. Bisogna difendere la sacralità della vita, rispettando la dignità di ogni persona che è creatura di Dio, Û un soggetto del tutto singolare e irripetibile, come parola detta da Dio Ü .

federico tagliabue

 

la famiglia oggi

Uno sguardo alla situazione attuale

Per una azione pastorale nei riguardi della realtà della famiglia e delle trasformazioni che la interessano guardiamo attentamente la situazione.

Ci sono innanzitutto indicazioni che ci vengono dalla Familiaris Consortio. Nella prima parte di questo documento che ha come titolo: "Luci ed ombre della famiglia, oggi" vengono indicate alcune linee interpretative.

Segni positivi sono rintracciabili nella:

Segni di preoccupante degradazione sono invece rintracciabili nella:

La radice di questi fenomeni negativi sta nella "corruzione della idea e della esperienza della libertà concepita non come capacità di realizzare la verità del progetto di Dio sul matrimonio, ma come autonoma forza di affermazione per il proprio egoistico benessere". (Familiaris Consortio)

Il direttorio di Pastorale Familiare dice a proposito: "In Italia, la famiglia continua ad essere ritenuta un valore, ad essere scelta e ad avere un ruolo di rilievo". E poi continua: "Sembra però aver iniziato un processo che la porta a smarrire la coscienza della propria identità istituzionale. Mentre è fatta oggetto di ripetute pressioni, rimane isolata ed abbandonata a se stessa nello svolgimento dei suoi compiti."

È qui che deve intervenire l’azione pastorale della comunità. Essa viene ad assumere un innegabile valenza "culturale" nel senso più ampio.

Ulteriori elementi nascono dall’esame del rapporto tra politica e famiglia. Ci sono interventi legislativi che prendono in considerazione aspetti delle politiche familiari, come i sussidi per la casa, il sostegno alla maternità, tempi riconosciuti per la cura dei figli, l’accreditamento dei servizi dei consultori. Dall’altra si notano interventi legislativi che intervengono su aspetti che riguardano i fondamenti stessi della famiglia, come la fecondazione artificiale, le unioni di fatto e così via.

Qual è il pericolo in tutto questo?

Il pericolo sta nella convinzione che per aiutare la famiglia oggi basti coinvolgere bene una serie di servizi e sussidi economici. Questo non basta: si opererebbe una riduzione e una semplificazione del problema!

È importante svolgere una azione di stimolo e di promozione culturale che aiuti a comprendere i significati delle trasformazioni in atto. Le famiglie non devono subire i processi di cambiamento, ma devono intervenire in prima persona nelle modificazioni

Discernimento

Stando così le cose, la Chiesa si impegna dunque in un discernimento su questa situazione. Dice la Familiaris Consortio: "Per l’elaborazione di un autentico discernimento gli sposi e i genitori cristiani possono e debbono offrire un loro proprio insostituibile contributo". Il matrimonio e la famiglia cristiana diventano perciò testimonianza e profezia, oggetto e soggetto di evangelizzazione. Per realizzare un’autentica pastorale familiare il Sinodo 47° ribadisce: "La famiglia è di sua natura il luogo unificante oggettivo di tutta la pastorale e deve diventarlo sempre di più. La chiesa riconosce nella famiglia non solo un ambito o un settore particolare di intervento, ma una dimensione irrinunciabile di tutto il suo agire". Da vengono a delinearsi degli ambiti specifici dell’azione pastorale:

In questi ambiti emergono domande e bisogni nuovi insieme ad esperienze innovative e profetiche che esigono ascolto e attenzioni particolari per individuare proposte pastorali opportune e in sinergia con i vari settori.

Prospettiva di pastorale familiare in parrocchia e decanato

La Familiaris Consortio ci aiuta a collocare questa prospettiva pastorale nel contesto vivo della comunità. "Ogni comunità parrocchiale deve prendere più viva coscienza della grazia e della responsabilità che riceve dal Signore in ordine a promuovere la pastorale della famiglia. Soprattutto deve essere riconosciuto il posto singolare che, in questo campo, spetta alla missione dei coniugi e delle famiglie cristiane in forza della grazia ricevuta nel sacramento".

Non va poi dimenticato ciò che l’esortazione del Papa afferma a riguardo della radice dei fenomeni negativi che interessano la famiglia: "una corruzione della idea e della esperienza della libertà". La pastorale familiare non potrà non affrontare il tema centrale dell’educazione della libertà e di quella libertà che si esprime nella scelta dello stato di vita matrimoniale.

elena colombo

 

tutti a scuola dal "grande fratello"

Il "Grande Fratello" è stato indubbiamente l’evento mediatico della scorso anno. Tutti, e s’intende tutti, nei tre mesi di "avventure" dei dieci simpatici ragazzi confinati nella "casa", hanno discusso almeno una volta di Cristina, piuttosto che di Pietro o di Marina, personaggi che sono ormai entrati a buon titolo (?) nell’immaginario collettivo italiano. Chi afferma il contrario è un parente stretto di Pinocchio.

In questa sede, un umile bollettino parrocchiale, non si vuole scandagliare la personalità di Roberta, la cultura di Salvo o la caparbietà di Lorenzo, bensì argomentare quanto questo programma TV sia stato… educativo.

I benpensanti con la loro prevedibile quanto sdegnata levata di scudi sono pregati di attendere le prossime righe.

Infatti, non si pretende certo magnificare una trasmissione che, come massima punta d’interesse, ha proposto i dialoghi annoiati dei partecipanti col freddo occhio di una telecamera posta nel cosiddetto confessionale (!), ma proprio far notare, attraverso essa, la decadenza irreversibile di quanto ci propina la televisione.

Ecco dove sta la funzione "educativa" del "Grande Fratello".

Ormai, nei palinsesti televisivi italiani, pubblici o privati non fa differenza, è tutto un fiorire di programmi dove la curiosità della specie più malsana regna padrona. Con l’ovvia complicità di cavie ben pagate, il telespettatore può "soddisfarsi" ascoltando le disgrazie e le gioie, le miserie ed i successi altrui. Ti sei schiantato con l’auto e hai perso tutta la famiglia ? Raccontacelo, fa audience… Hai qualche prozio in Argentina che non vedi da anni a causa di insanabili contrasti ? Te lo facciamo venire a sorpresa in Italia, così lo share s’impenna…

In questo senso, proprio il "Grande Fratello" rappresenta esattamente il paradigma di questo genere di TV morbosa, dove è "piacevole" addirittura ammirare un tizio qualunque che si rade oppure un perfetto sconosciuto che prepara manicaretti ai fornelli…

La vita, rigorosamente quella degli altri, "tira" che è un piacere, anche nei suoi aspetti più banali ed insignificanti fino ad arrivare a quelli più seri la cui tanto invocata "privacy" dovrebbe essere doverosamente, o per lo meno coraggiosamente, tutelata.

Il guaio è che questo modo di divertirsi non appartiene solo al piccolo schermo, ma anche alla vita di tutti i giorni e ciascuno di noi l’alimenta godendo, forse inconsapevolmente, delle disavventure altrui e soffiando sul fuoco delle relative, inevitabili dicerie.

Alla fine, questa, è una grave mancanza di carità… cristiana.

Ruggero Fumagalli

 

schema riassuntivo anagrafe anno 2000

Nati in Cristo

Spada Andrea

Lissi Gloria Maria

Lo Presti Vanessa

Orsenigo Francesca

Radice Luigi

Laponi Martina

Orizio Marianna

Corti Sonia

Valsecchi Alberto

Casati Beatrice

Orsenigo Marco

Ramaioli Christian

Scarpino Luca

Radice Francesca

Pasqualin Tommaso

Maldari Federica

Zappa Veronica

I bambini battezzati nel corso dell’anno 2000 sono 17

Uniti in Cristo

Spagnol Luca con Liguori Eleonora

Fabiani Matteo con Tavola Ludovica

Orsenigo Filippo con Citterio Anna Maria

Caldera Roberto con Bicego Emma

Bestetti Alberto con Corti Isabella

Colzani Adriano con Allievi Federica

Caporali Roberto con Dell’Armi Margherita

Staccionato Antonio con Anania Annalisa

La Ruffa Roberto con Brienza Daniela

I matrimoni celebrati nel corso dell’anno 2000 sono 9.

Morti in Cristo

Ronzoni Maria

Bonacina Maria

Porro Carlo

Scarpino Francesco

Moscatelli Marta

Mancuso Rosario

Radice Fossati Eugenio

Parisi Pasquale

Giudici Antonio Secondo

Visini Giovanni

Calcinai Fiorente

I funerali celebrati nel corso dell’anno 2000 sono 11.